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Dark & Light – Marcello Lavorgna

Sono al terzo ascolto dell’album di questo bassista della provincia di Milano. Forse è prematuro dare un giudizio, ma qualcosa mi colpisce e incomincio a scrivere. I pezzi si strutturano tutti più o meno nello stesso modo: una linea di basso parte, un piano e un sinth lo seguono. Tutto questo mi fa pensare ad Ataxia, o a Joe Lally. Pezzi interamente strumentali, parti di piano barocche che arricchiscono linee di basso più scarne (esperimento non semplice) e spruzzi di elettronica (non particolarmente curata) qua e là. Progetto sperimentale e avangardistico, lo definirei, se i pezzi non suonassero come prodotti alla metà degli anni ’90 e la copertina del disco non mi ricordasse i momenti in cui da bambino giocavo con paint brush, con scarsissimi risultati e crolli di autostima. Ascolto questo disco altre tre volte. Mi piace ancora.

Ci trovo dentro un po’ di tutto, dal post punk fugaziano a Einaudi, dai Joy Division a Pastorius. Con un album strumentale è difficile non cadere mai nella noia, e questo vale ancor di più quando sei da solo. E questo album sicuramente non annoia. Infatti lo ascolto almeno dieci volte. Non sono annoiato, ma non mi piace più. Un progetto che poteva sembrare interessante si rivela ascolto dopo ascolto un’ accozzaglia di pezzi tutti uguali, con arrangiamenti pressoché identici, senza sentimento, senza voglia di mettersi un po’ più in gioco e con una produzione praticamente inesistente. Se scavi un po’ più a fondo vedi solo qualche ideuzza qua e là, e niente più.

Dark&Light è come la sua copertina: si vede che Marcello sa usare bene photoshop, ma non ha particolare talento. Si vede che sa suonare bene diversi strumenti, ma ha poco gusto. Almeno ci ha provato a creare qualcosa di originale, ma il risultato è un progetto superficiale e insipido. La prossima volta andrà meglio.

Grazie


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