Marachelle – Paolo Gamerro, Filippo Santaniello
Uscito per la casa editrice digital only Il Menocchio, Marachelle (Il Menocchio, 2015) è una raccolta di racconti brevissimi e fulminanti scritta a quattro mani da Paolo Gamerro e Filippo Santaniello, giovani scrittori e sceneggiatori milanesi classe 1983, destinati a fare rapidamente breccia nella letteratura alternativa contemporanea.
In Non ti passa più, a un bibliotecario di mezza età manca l’amore a tal punto che il suo sfogo sui libri sarà letterale; Brandelli for you narra di due registi horror che, dopo l’ennesimo insuccesso, adottano un rimedio estremo per rendere popolare il loro ultimo film; in Lo skinhead, il gattino e il poliziotto un poliziotto ferma uno skinhead ubriaco e, riconoscendovi un vecchio compagno di scuola, fa riemergere un tradimento e sfrutta la sua posizione per una spietata punizione; Ha mangiato Renato? racconta la rocambolesca avventura di un ragazzo che lotta contro il tempo per dare da mangiare al serpente domestico di un amico; in Le cose che succedono, scritto quasi come uno sfogo personale, un ragazzo si annichilisce per laurearsi, trovare una casa e passare l’esame di stato; infine Iris è la storia di una coppia che gira film pornografici e ingaggia una donna obesa come attrice, convinti che l'”over-size” faccia successo nel genere, ma la gelosia è sempre in agguato.
Insomma, nulla a che vedere con scherzetti di poco conto (marachelle appunto), ma storie di lucida follia che non lasciano scampo, con mood estremamente altalenanti e instabili.
La sensazione che si ha leggendo il libro è quella di essere su una giostra impazzita che può far divertire o terrorizzare da un momento all’altro.
Forse è proprio questa l’unica marachella della raccolta: il titolo ingannevole. A detta degli autori, tuttavia, esso è stato scelto semplicemente perché suonava bene, ma non ne siamo così sicuri.
Vario è anche il linguaggio utilizzato dagli autori: sia da un punto di vista puramente stilistico (si avvertono qua e là echi di Irvine Welsh, Bret Easton Ellis e Niccolò Ammaniti), sia a livello di costruzione del racconto (vengono utilizzate prima, seconda e terza persona, nonché un doppio punto di vista alternato, come accade in Iris).
Gamerro esplora molto le possibilità linguistiche, impartendo ritmi concitati e toni colloquiali; Santaniello è attento alla fluidità narrativa, reinventandosi ogni volta.
L’apparente assurdità delle vicende è il simbolo di una realtà i cui valori sociali sono votati all’assurdo. Non è immediato assimilarle, poiché i mondi rappresentati sono altri da quelli cui siamo abituati: sotterranei, nascosti, ma presenti e che piano piano stanno emergendo grazie alle attività massmediali.
In essi troviamo attitudini umane deviate, ma anche un fato che non guarda proprio in faccia a nessuno, e che anzi riduce i protagonisti a vittime inconsapevoli.