Grazie a questa sorta di spin off de La bella addormentata nel bosco, risorge la magia e il mito di quel capolavoro Disney che risale al 1959. La trama di Maleficent si ispira molto al film originale, ma punta a far luce sulla storia della strega Malefica, ossia come è giunta ad essere così cattiva (il primo piano penetrante di Angelina Jolie su sfondo bianco in locandina è già parecchio eloquente). Se ne dà un ritratto completo, uno spessore psicologico incredibile in contrasto con la sua fisica rigidità. Soprattutto, si delinea un personaggio umano. Malefica è una fata alata molto giovane, che vive felice nella sua terra; si innamora di un umano ma questi la tradisce portandole via le ali per accedere al trono del suo re morente. Accecata dalla brama di vendetta, scaglia un maleficio che porterà alla morte la primogenita del nuovo re al compimento del suo sedicesimo compleanno, a meno che la ragazza non riceva il bacio del vero amore. La bambina viene cresciuta in segreto lontano dal padre, per paura che Malefica possa farle del male, ma la donna la trova; nasce quindi a poco a poco un forte legame tra le due e la bambina dovrà inevitabilmente fare una scelta, mentre il maleficio incombe.
A giudicare dalla locandina, l’aspettativa per Maleficent sarebbe quella di entrare in contatto con un personaggio inquietante, padrone di un mondo oscuro; col mondo fatato di Walt Disney perversamente trasformato in un regno (appunto) maligno. Invece, si rimane stupiti dalla solarità e dalla sincerità di questo film. La solarità è lampante per motivi non solo puramente foto-scenografici, ma anche drammaturgici: i sorrisi dell’Aurora di Elle Fanning comunicano vera gioia di vivere, capaci di piegare l’animo di pietra di una fata convertita all’odio; questa fata, vero personaggio a tutto tondo, denota un lavoro di scrittura notevole e rappresenta appieno la componente umana del film.
Angelina Jolie mette in scena una fata strappata dalla propria personalità e divenuta dolorosamente umana: lei è una presenza incombente e inesorabile, elegante nelle movenze, agguerrita durante la lotta. Tuttavia non si può non provare immediata empatia per Malefica, quando si realizza che lei non è altro che una donna ferita nel corpo e nello spirito da un essere umano. E una volta divenuta umana, si fa sopraffare dal desiderio di vendetta fino a commettere degli errori e perdere di vista ciò che di più prezioso possiede (Aurora), come spesso facciamo noi.
Questa volta Disney utilizza la favola come contesto per parlarci a quattr’occhi: ci descrive la controversa condizione di una bambina orfana e felice, ci mostra il dolore, ci fa vedere il sangue e le lotte tra uomini e creature fantastiche. Maleficent è cinico (Malefica afferma che il vero amore non esiste), ma si sa che alla Disney sanno sempre come stupirci.