Malapunta – Morgan Perdinka (a cura di Danilo Arona)
MALAPUNTA
di Morgan Perdinka
Edizioni XII, 2011
In accordo con il grande Daniele Bonfanti delle Edizioni XII, Danilo Arona ha pensato di rendere reale una delle fittizie opere del protagonista de L’estate di Montebuio. Il risultato è un libro “leggendario”, la cui esistenza è basata sullo stesso meccanismo di formazione delle leggende metropolitane. Questo libro è un total fake e non esiste se non nella dimensione immaginaria de L’estate di Montebuio. Però eccolo qua, aperto dalla spiazzante introduzione a tre mani di Chiara Bordoni, Danilo Arona e un “altro” Morgan Perdinka (Sulla magnificenza delle zone di confine) e caratterizzato da una vicenda terrorizzante quale può essere soltanto l’autentica fine del mondo.
Il terrore ha sede in una piccola isola deserta nel Mediterraneo, tra l’arcipelago toscano e la Corsica. Dove un uomo, ossessionato dal rimorso per la morte della giovane moglie in un incidente d’auto, giunge per farsi dimenticare e morire lentamente, devastato dall’alcol e dai suoi fantasmi.
Ma nulla è ciò che sembra, perché, come ha detto Cronenberg, il sogno è un sintomo e l’incubo è il contagio che dilaga. Cosa lega allora l’infelice Nico Marcalli alle sconvolgenti catastrofi naturali che stanno mietendo vittime in tutto il mondo? Chi altri vive, oltre a lui, sull’isola di Malapunta? Perché a Bucarest un giovane assassino che abita nelle fogne conosce alla perfezione l’isola e i suoi misteri?
Un romanzo che contamina naturalmente il thriller e il noir, il gotico e la fantascienza. Ambientato nel realismo in pieno sole di un’isola gemella di Montecristo e nel delirio onirico degli incubi condivisi, dove un antico passato fatto di Druidi misteriosi e sterminatori romani si confronta e si confonde con un drammatico presente in cui è già iniziato il conto alla rovescia verso il Punto Zero, forse l’ultimo giorno del pianeta.
Malapunta è un romanzo sulla precarietà del reale, sul dominio della fisicità sullo spirito e sull’indecifrabile reticolato subconscio che lega ogni persona della Terra sul baratro dell’Apocalisse. Sull’immaginario set di “un’isola che non c’è”, si muovono i personaggi di una storia inquietante che simbolizza il senso assurdo della vita stessa, spenta di colpo dal “Grande Cecchino” che spara nel mucchio: un giovane uomo, che attende con sgomento e amore il ritorno dal mare della moglie morta; i componenti di un gruppo di sopravvivenza che sperimentano sulla propria pelle quanto possano essere veri i fantasmi della psiche; un anziano studioso che colleziona i segni dell’imminente fine del mondo; uno stupratore rumeno, violenta macchina per uccidere che attende ordini da un passato che non gli appartiene…
Ma su tutti si staglia Malapunta, la vera protagonista, la minuscola isola selvaggia che si erge sul confine tra le acque territoriali e francesi, temutissima da marinai e pescatori che evitano persino di parlarne. Perché hanno paura di quella forma aguzza e minacciosa simile a quella di una lama protesa a pugnalare il cielo. Dicono e raccontano che, durante quei pochi giorni in cui l’isola è visibile, nessun pescatore abbia il coraggio di uscire perché ognuno cova nel profondo del cuore la paura che una disgrazia inaspettata lo sigilli per sempre in quell’abisso d’acqua che di solito gli consente di vivere. Sono in troppi a conoscerne il nome. Pochi ad averla di vista. Parecchi non sono tornati.