Negli ultimi anni, nella cultura musicale italiana, si sta riscoprendo quel dimenticato connubio tra la canzone d'autore e l'elettronica. Una schiera di nuovi artisti che cari alla tradizione italiana, non anacronistica come molti ritengono, rimescolano alcuni concetti con elementi e chiavi di lettura nuove. Uno di questi è sicuramente Marco Jacopo Bianchi, in arte Cosmo e voce e leader dei Drink To me, che ancor prima del’l’inizio della sua carriera solistica aveva reinterpretato alcuni brani di Lucio Battisti, suo punto di riferimento, e Bruno Lauzi.
Arrivato al suo secondo lavoro, L'Ultima Festa, preceduto da “Disordine” nel 2013 che si era classificato tra i primi cinque album opera prima della Targa Tenco, compie il grande balzo in avanti nella sua capacità compositiva, evitando il massimalismo sonoro per lasciare a spazio a più elementi in gioco, come i groove di basso e cassa dritta, e narrativa, dando vita ad un disco borderline, che alterna una natura spensierata e festaiola con un lato più maturo e alle volte riflessivo.
Il suo sentirsi nel mezzo di due stati d'animo così opposti si manifesta in uno stile leggero a tratti surreale che contrasta con una nostalgia di fondo che si legge tra le righe. Synth e percussioni sono al servizio di una scrittura molto personale, una sorta di diario segreto dell'artista, dove la quotidianità della vita di provincia, la voglia di divertirsi ancora e la maturità che porta alla nascita di un figlio, aleggiano nella sua testa.
L'album si apre con Le Voci, dove eloquentemente spiegato nel videoclip, Cosmo si aggira in una foresta, in un viaggio onirico che si conclude con uno spiazzante intermezzo dal sapore acido, per poi ritornare al punto di partenza in una sorte di loop. Ancora una volta bisogna decidere da che parte spingere la propria vita, un mondo maturo o immaturo? La risposta è sicuramente quella di sceglierle entrambe, nel percorso di vita che ognuno di noi affronta.
Nella title track, si vive il clima di festa, la voglia di non andare mai via, la spensieratezza di poter ballare tutta la notte, senza retoriche filosofiche o sociologiche. L'elenco di Cazzate, molto influenzato dal timbro e dalle sonorità di Apparat, è il tentativo di elencare una marea di cose, serie o meno serie, che Cosmo legge durante una nottata/giornata su internet. Si passa da articoli dove viene spiegato nei minimi dettagli chi siano i finanziatori del terrorismo islamico a vari articoli su Kendrick Lamar, per poi chiedersi: cosa m'interessa di tutta questa roba. È solo un riempitivo per il nostro cervello, una distrazione che ci fa trascurare i momenti importanti di una giornata o della stessa vita, come passare il tempo con le persone che ami o passeggiare per la propria città per riscoprirne i sapori e abitudini.
Ma come per tutte le feste arriva puntuale la fine: la malinconia e quel groppo alla gola che ti riporta alla realtà. Un lunedì di festa e Regata 70, che chiudono l'album, sono canzoni agrodolci, da domeniche malinconiche estive. Un'angoscia che però rimane sempre positiva, con la voglia di scoprire ancora cose nuove e la stessa voglia di fare e vedere gente. Dai fiumi di parole dell'esordio Disordine si è passati ad un linguaggio più minimale e semplificativo. Frammenti di vita di un trentenne, padre, compagno e musicista che vive delle sue fantasie, di voci e sogni.