Luis Buñuel
100 registi (e tantissimi film) che migliorano una vita
Luis Buñuel, considerato il maestro del surrealismo cinematografico, ha in realtà attraversato l’intero Novecento e vissuto numerose stagioni. Infatti, la fase surrealista, incarnata da capolavori come Un chien andalou (1928) e L’age d’or (1930), si conclude presto con la fuga del regista dalla Spagna travolta dalla guerra civile. Giunto in Messico, stabilisce un importante sodalizio con il produttore Oscar Dancigers e inizia a girare film a raffica, non sempre particolarmente riusciti. Nel 1950, dopo tante difficoltà, vede la luce I figli della violenza, un amaro spaccato del mondo delle bande giovanili nella periferia di Città del Messico. Il successo di questo film al Festival di Cannes permette a Buñuel di firmare altre opere riuscite tra cui El (1952), Estasi di un delitto (1955) e Nazarin (1958).
Con gli anni Sessanta inizia un ventennio che riavvicina il regista spagnolo all’Europa e lo porta a realizzare i suoi massimi capolavori: Viridiana (1960), L’angelo sterminatore (1962), Tristana (1970), Il fascino discreto della borghesia (1973), Il fantasma della libertà (1974), Quell’oscuro oggetto del desiderio (1977). Il cinema di Luis Buñuel, caratterizzato da una visione critica della borghesia e dei suoi quadri di riferimento esercito e chiesa in primis , ricco di rimandi inconfondibili (le ossessioni per il cibo, per gli insetti e per le mutilazioni fisiche) e di raffinatezze visive e narrative, rimane uno dei punti di riferimento nella storia del cinema.