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L’Adolescente (EP) – L’orso

Riuscite ancora ad apprezzare “ Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint Exupéry, nonostante abbiate già una certa età e siate ormai cresciuti?

Beh se la vostra risposta è no e/o non lo avete mai apprezzato o non lo apprezzate più perché vi ritenete maturi, cresciuti e troppo impegnati per leggere libri del genere, forse avete perso un po' di quella magia e di semplicità che vi teneva vivi, forse potreste non apprezzare nemmeno un EP d’esordio di due ragazzi ventiduenni (Mattia Barro/voce e chitarra e Tommaso Spinelli/chitarra) divisi fra Piemonte e Lombardia che si intitola “L'adolescente”.

Forse potreste anche non continuare a leggere l'articolo. Forse non reggete il peso dei ricordi.

E invece c'è chi si lascia ancora trasportare dalla leggerezza che non vuol dire superficialità, sia ben chiaro, vuol dire piacere di vivere non rinnegando un passato adolescenziale o tardo adolescenziale che sia, per alcuni molto lontano per altri un po’ meno. Avere il coraggio di ritirare fuori dalla mente frammenti di vita più sottile rispetto ad adesso ma per questo non meno vera, anzi forse proprio il contrario.

Immaginatevi il Piccolo Principe, ma cresciuto, che ha scoperto le ragazze, che ha scoperto i baci e l'amore; sì, l'amore, non per forza il sesso.

Ecco così potete addentrarvi in un clima disincantato ma reale, dolci sorsi pop, anzi “sweet” che distorto negli anni è diventato “twee”. Appunto, se una volta il twee pop veniva ironicamente additato come una “rivoluzione dell'infanzia” qui la componente è più cresciuta, meno intrisa di candore e verginità tipica dell'inizio degli anni ’80 e la fine dei '90 che avvolgevano il genere. Una “rivoluzione post-gioventù o pre-maturità” acustica, lo-fi, ma di alta fedeltà, la fedeltà degli intenti e delle sensazioni, vere quanto le bottiglie vuote di birra, vere quanto il mal di testa post-sbronza, vere quanto le volte che avete fatto l'amore sui libri ancora aperti sul letto. Il tutto legato a “caldi” echi di suoni nordici e una componente folk non solo nel suono dell'ukulele e delle chitarre (con l'apporto di Christian Tonda) e tastiere di Andrea Suriani dei My Awesome Mixtape (che oltre ad aver registrato l'EP ne ha anche curato il mixaggio e il mastering) ma nei testi “popolari”, che trattano di Milano perché è lì che vivono ma che potrebbe essere anche Torino o Alessandria. Loro dicono “vado giù a comprare birre dai pakistani” e io invece vado dai cinesi a comprare le Becks ad un euro; il gesto è lo stesso e lo spirito low-cost pure, non cambia da città a città e lo ritrovi pure tu.

Quella “rassicurante piacevole insicurezza” della voce passa attraverso le stagioni “Ottobre come Settembre” o altre stagioni, quelle della vita “Acne Giovanile” con buona capacità di testi che strizzano l’occhio con doppi sensi e ridondanza all’ultima scena cantautorale indipendente sparsa fra Dente (“io ti riempio il bicchiere, tu ti riempi la bocca di frasi di dovere per farmi il piacere di farmi parlare per farmi stare bene” de L'Orso / “Posati sul cuscino sogna che sogno che sogni che sono vicino” di Dente) e Le Luci della Centrale Elettrica o alla sognante pacatezza degli ultimi Ex-Otago.

Poco importano le similitudini, importa di più quello che lascia, quello che fa sentire nell'immediato ascolto l'Ep, sincero e sudato come i vostri primi “Cento Euro” guadagnati, trasognante e imbarazzato come “(quando poi per tutto ibb3

Grazie


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