Preferivo far passare qualche mese prima di scrivere qualcosa sull'ultima fatica di Lorenzo Jovanotti Cherubini.
Dopo aver riascoltato numerose volte le dodici tracce del disco, letto decine di recensioni al riguardo e guardato le apparizioni televisive del cantante, mi sento di aver metabolizzato definitivamente l'album.
Dedicato al fratello scomparso lo scorso ottobre, Safari ha come tema centrale l'amore; un amore maturo, ben radicato e rodato ma comunque sempre carico di entusiasmo.
Le due canzoni più note sono Fango e A te.
La prima (una delle poche eccezioni) lascia da parte la passione per la propria compagna per dedicarsi alle sensazioni, sia quelle astratte che le più concrete e quotidiane:
ma l’unico pericolo che sento veramente
è quello di non riuscire più a sentire niente
La seconda invece è una lunga e dolcissima dedica d'amore; la musica è piacevole ma non certo innovativa mentre le parole sono splendide.
Tolte questi primi due singoli da menzionare è certamente la traccia numero 2, Mezzogiorno (quella che più ricorda il vecchio Jovanotti Rap) e la numero 4, Dove ho visto te: ritmo incalzante e accattivante, testo molto originale.
Safari ha una struttura solida, precisa, forte e per certi versi anche audace (Antidolorifico Magnifico, su tutte) è la promessa di un cantante che ha saputo cambiare al momento giusto e nel modo giusto; che non si azzarda a rinnegare i suoi esordi ma anzi ci ride sopra con grande autoironia e dona alla musica italiana (in una fase, diciamolo, dove i big come lui più che dei Best Of o degli album fotocopia non sanno fare, vedi l'ultimo del buon Vasco) un contributo molto valido.
Credo che la sua grande forza stia nell'abilità con cui descrive le cose più piccole e ricorrenti, le emozioni di tutti i giorni: il tuo sex and city, i miei film con gli spari, caselli in autostrada, le foto della scuola che non ci somigliano più, ma i nostri difetti son rimasti intatti.
Aspettando di vederlo live: intenso, brillante.