Life – Non oltrepassare il limite – Daniel Espinosa
«Is there life on Mars?» La risposta è sì, o così almeno nel film Life – Non oltrepassare il limite, che dimostra come la fantascienza non smetta di affascinare e come non si rinunci a esplorare ciò che la domanda «c’è vita oltre la Terra?» comporti. Dopo l’originale Arrival, che spostava gli “incontri ravvicinati del terzo tipo” sul versante della comunicazione pacifica, con questo Life invece si torna alla formula più tradizionale, con sfumature thriller-horror, dell’uomo contro l’alieno.
Un gruppo di astronauti è incaricato di analizzare alcuni campioni prelevati da Marte per capire se esiste veramente una forma di vita sul pianeta. Sfortunatamente per l’equipaggio, l’organismo alieno (chiamato Calvin) mostra le prime funzioni vitali, evolvendosi sempre di più, fino al momento in cui diventa una vera minaccia. I membri della spedizione spaziale cercano in tutti i modi di abbattere la creatura e impedire che l’astronave ritorni sulla Terra con a bordo Calvin, che nel frattempo è cresciuto e diventato sempre più forte e intelligente.
La trama di Life ricorda, ovviamente, l’illustre predecessore Alien di Ridley Scott (di cui, si vociferava, ci sarebbe stato un remake diretto da Neil Blomkamp). C’è un’astronave, una missione e soprattutto un equipaggio assediato da un nemico extraterrestre, un mostruoso alieno sempre a caccia di una nuova preda. Anche il film di Daniel Espinosa ricalca questa struttura, con una differenza: non elegge, per fortuna, nessuno dei personaggi a “Ripley della situazione”, evitando un confronto troppo diretto che avrebbe fatto scivolare Life verso il remaking. Tuttavia, si sente la mancanza di personaggi forti e di una caratterizzazione più approfondita: non sappiamo nulla di Miranda (Rebecca Ferguson), di Rory (Ryan Reynolds) o degli altri, non ci vengono forniti indizi che stimolino un maggiore interesse per la vicenda. Anche di quello che sembra essere il protagonista, David (Jake Gyllenhaal), non conosciamo molto, se non che preferisce vivere lontano dagli esseri umani e dalla Terra.
Il “personaggio” più interessante è Calvin, un nemico imbattibile «tutto muscoli e tutto cervello», apparentemente innocuo, ma che si rivela molto presto più pericoloso del previsto. L’alieno sembra un incrocio fra una medusa e una piovra, con dei lunghi e viscidi tentacoli, si muove rapidamente, è terribilmente furbo e ha una resistenza molto sviluppata. Il design dell’extraterrestre, lontano da quello di Alien, è visivamente molto riuscito ed è uno degli aspetti più notevoli del film.
Oltre al richiamo evidente ad Alien, Life è influenzato, visivamente, dal più recente Gravity: il modo in cui gli astronauti fluttuano all’interno della stazione spaziale ricorda quello di Sandra Bullock, così come i tentativi per mettersi in salvo (là dopo un incidente, qui in seguito all’attacco alieno) richiamano le disavventure del film di Cuarón. In qualche modo, anche il finale lo ricorda, un finale però rovesciato e pessimista, che si apre a scenari apocalittici.
Life è quindi un discreto film di fantascienza che recupera la struttura base di Alien e ci ricama sopra. Non si tratta di un prodotto particolarmente originale, ma di un film che crea tensione al punto giusto senza esagerare con il sangue e lo splatter, che dosa bene le componenti sci-fi, il thriller e l’horror e che cura particolarmente l’estetica dell’alieno.