Ho perso quel tram delle 6 e ci ho messo un anno per fare la recensione di LEGNA, scritto rigorosamente maiuscolo. No! Da me ad Alessandria i tram non ci sono più, c'erano negli anni '20, adesso al massimo posso trovare dei bus, il 4, il 2, il 3, la A, la B la C, bah!
No, non ci ho messo un anno sia chiaro, l'ho consumato tutto LEGNA (alla posizione numero 7 della mia Lista 20+1 album del 2011) fino a farlo divenire segatura, fine, fine tanto quanto l'inutilità di questa recensione or ora a distanza di undici mesi dall'uscita. Infatti serve solo a confermare che dopo tanti mesi è un disco, come dire: bello? Fico? Spacca? Legna?
E poi ad avere il nome della rivista vicino alle altre 38 recensioni di LEGNA sul loro sito
Io comunque me li ricordavo già dai trascorsi in Suitside Records con The Name Is Not The Named, il nome già mi faceva pensare bene di loro. Non so perché. Pure quel disco mi piaceva, era cantato in inglese, con più chiari riferimenti all'emo-core di famiglia Lifetime, Hey Mercedes e figli vari ed una punta (forse anche più di una) di At The Drive-In. Ma mi son ascoltato anche il buon EP Penguinvasion che merita.
Oggi, cioè 11 mesi fa circa il cambio di lingua, la rabbia straborda, il post-hardcore cola come grasso melanconico, ma è rabbia buona, è grasso buono, è legna che brucia bene; la classica frase che sento ripetere da gente che prova a fare il fuoco ma è piuttosto impedita e per darsi un tono e un minimo di credibilità dice che è legna che “brucia bene”. Fila bene però il disco.
Quindi poi me lo sono scaricato in frì daunlò, ricordo il frastuono e la caoticità che mi spiazzò; anche se in modo diverso è stato un po’ come mi successe la prima volta che misi nel lettore cd (sì c'erano i lettori cd portatili e se vi dico che avevo anche il walkman della SONY? Sembro vecchio? Amen!) un disco dei Satanic Surfers, per l’esattezza Going Nowhere Fast, tante cose, tanti suoni e frastuoni, cambi tempo repentini. Che poi se ci penso l’unica volta che li vidi fu al Transilvania di Reggio Emilia, che la stazione fu un posto accogliente dove dormire e che è la provincia che ha dato i natali ai tre “taglialegna” (Capra, Sollo e Piter), che per la precisione nascono a Correggio (RE), paese natale di un certo Luciano e che ora si dividono sempre tra Correggio e Zocca (MO) paese natale di un certo Rossi che fa i clippini.
Il Tram delle 6 apre le porte del disco o meglio ti chiude le porte del tram davanti alla faccia ancora iraconda, chitarre sporche che ti pettinano, semmai non ne avessi avuto il tempo; piuttosto ritmata cala, scende, soffre e poi si rialza con la batteria che viaggia come poche, stacco, poi bridge poi rabbia con un testo che ogni qualvolta perderai un mezzo pubblico ti tornerà in mente. È così, è la forza della semplicità. Chiusura furiosa post-hardcore. Perle come queste:
Ho perso il tram delle sei; con i soldi della spesa comprerò un po' di fortuna.
Dettato è una bomba al fulmicotone strutturata in maniera egregia, spregiudicata e l'attacco fa male. Il perenne giro di chitarra ne scandisce l'andamento veloce, la ripartenza è il capolavoro, con quei secondi da brividi. Dopo questa canzone imparerete a stare attenti quando scrivete, vi sentirete osservati al primo accento “storto” sui perché (così no). Perché si scrive così.
Insomma se hai dubbi sulla punteggiatura e sull'accentatura il dubbio te lo tolgono.
Odio i refusi nei libri nuovi,
e quando abusi di esclamativi.
Gli accenti storti sui perché,
gli apostrofi sul verbo È
Mi fermo sempre sui dettagli.
Ti sbagli, ma lo sai: mi fermo sempre sui dettagli.
Un punto che non c’è è un vuoto a perdere.
C'è anche lo zampino di Jacopo dei Fine Before You Came, oltre che nel seguire la grafica con Legno ci ha messo un bel testo cantato e scritto da lui, senza di lui Senza di Te non sarebbe stata lo stesso e nemmeno con te ascoltarla, perché questa la ascolti da solo e magari ti vengono anche i lacrimoni. Perché è sincera questa, tanto quanto le altre ma lo sembra di più, andresti sul terrazzo a gridarla, così, per sbollire un po' perché ti eri affezionato. Poi “senza di te ho perso un po' d'ilarità“, non è vero, non ridevo tanto nemmeno prima, ma la verità assoluta è che “è tutto un ricordare le cose / meglio di com’erano davvero .
Frate Indovino si conficca come una scheggia in testa settanta volte sette e Troppo Facile ti affetta come il migliore dei salumieri, però ti affetta il cuore ancora grondante di dolore, come se fosse il fondo del prosciutto crudo, la parte più dolce, quella che nessuno vuole perché guardano solo all'apparenza, perché si parla per dimenticare, si grida per superare quello che vuoi dimenticare, “È facile, è troppo facile sorridere d’estate“. Come dargli torto.
Dopo l'unanime Ci mancherà c'è Cinghialeche ci va di stomaco, grossolana e sintetica, ma il bello è che non sai mai dopo cosa ti capiterà. Non basta chiedersi perché sia un gran disco, basta ascoltarlo e aspettare che faccia il suo corso inesorabile, stop & go, velocità variabili come i tuoi stati d’animo, ma sempre sostenute, entreranno a far parte di te giorno dopo giorno, come ormai mi succede da 11 mesi circa senza annoiarmi mai.
Alla fine ascoltati 300 lire e capirai, così ti fermi un attimo a pensare dato che non hai mai tempo, che sei sempre di fretta per la paura di perdere il tuo tram.