La leggerezza mancata di ‘Le mouvement de l’air’
A volte si crede che sia la gravità a tenerci ben piantati a terra, in realtà è semplicemente la nostra massa, fossimo leggeri come una piuma la Terra faticherebbe ad attirarci a sé e saremmo sospinti versi altri poli magnetici. Accade così anche dentro di noi: non appena riusciamo a liberarci di un peso, ecco che i nostri pensieri, i nostri sogni, i nostri desideri si sollevano regalandoci quella piacevole sensazione di leggerezza. Ci eleviamo.
Anche quest’anno il collettivo francese di videoperformance Adrien M / Claire B torna a Romaeuropa per presentare il suo ultimo lavoro. Come suggerisce il titolo, Le mouvement de l’air intende esplorare proprio la dimensione della sospensione che tende all’espansione. Luogo di questo slancio sarà proprio un luogo dilatato: inclinato di quarantacinque gradi rispetto alla sua altezza, un parallelepipedo si apre di fronte alla platea mostrando soltanto le tre facce più interne.
Qui le videoproiezioni scolpiranno lo spazio agendo per negazione; ad accenderlo infatti sono soltanto punti, linee, fasci, pulviscoli, fumi , che non obbediscono più alla semplice materialità solida della tridimensionalità ma che ogni volta si spandono, flettendosi, contorcendosi e poi di nuovo esplodendo, in un’onda diffusa di materia infinitesimale (computer design Adrien Mondot).
All’interno di questa dimensione fluida, tre perfomer (Rémi Boissy, Farid-Ayelem Rahmouni, Maëlle Reymond) combattono la propria gravezza fisica librandosi poco a poco nello spazio come altrettante particelle investite da suoni e colori (ambiente sonoro realizzato in parte dal vivo da Jérémy Chartier), fino a disperdersi in un paesaggio di nuvole all’orizzonte sospinto oltre lo schermo, in una reale cortina di fumo.
Innegabilmente suggestivo, Le mouvement de l’air sembra smarrirsi tuttavia nel suo stesso espediente. Rispetto alla meravigliosa poesia di Hakanaï, questa volta la costruzione è molto meccanica, procede per accumulo di quadri spesso svuotati di quella fluidità visiva e concettuale che dovrebbe dar loro continuità; di conseguenza i movimenti dei performer risultano alquanto duri, macchinosi, spesso differiti (coreografia Yan Raballand), costretti a inseguire la videoproiezione senza la sorprendente interattività del precedente lavoro. Anche le luci (a cura di David Debrinay), purtroppo, troppo spesso appannano i video, sovrapponendo le ombre alla proiezione digitale in una rivelazione dell’artificio che nega tutta la magia dell’evocazione.
Insomma, pur catturando ancora una volta la meraviglia del pubblico, a questo nuovo lavoro sembra mancare un vero cuore. Ed ecco che la brillante idea di partenza presto si smarrisce, inciampando in una leggerezza troppo pesante.
Letture consigliate:
Hakanaï – Adrien M & Claire B, di Giulio Sonno
Focus Adrien M/Claire B, di Anna Maria Monteverdi (AM Digital Performance)
Ascolto consigliato
Teatro Vascello, Roma – 22 ottobre 2015