La vita invisibile di Euridice Gusmao
Un percorso di emancipazione nel Brasile degli anni Cinquanta
La vita invisibile di Euridice Gusmao, Miglior film nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2019, diretto da Karim Aïnouz si basa sulle vicissitudini di Guilda e Euridice Gusmao, due sorelle inseparabili della medio borghesia brasiliana, che affronteranno a loro spese il peso di secoli e secoli di patriarcato e perbenismo nella società carioca della seconda metà del secolo scorso. Un cammino di spensieratezza e complicità intrapreso insieme ma interrotto presto. La data fatidica risale a quella calda notte adolescenziale e spensierata, dove la fuitina d’amore di Guida, prenderà sviluppi più complessi e a lungo termine che quelle poche e romantiche ore passate a pomiciare sotto casa. Forse un nuovo inizio, non privo di difficoltà, dove Guilda, una Fantine in chiave tropicale imparerà a sopravvivere e Euridice, imparerà a sopportare e reprimere. Due evoluzioni di donne diverse partite dallo stesso ceppo: da un lato un’esplosione di sopravvivenza e dall’altro sopravvivere implodendo.
Un film che mostra con facilità e semplicità un panorama femminile profondo e per nulla scontato. Un ottimo atlante di situazioni e reazioni che immedesimano e toccano anche lo spettatore più restio ai romanzi rosa. Un prodotto Brasiliano da cui trovare interessanti spunti di riflessione e trarre altrettante considerazioni sulle ingiustizie di genere e sistemi burocratici disallineati con le esigenze reali della società civile. Visto in Europa questo film ha un valore, visto in Sudamerica e in particolare in Brasile, sicuramente un’altro. Il film si pone l’obiettivo di far rifletter lo spettatore su determinate questioni di primaria importanza, usando il passato per denunciare il presente.