La donna elettrica
L'avventura islandese di una supereroina-ecoterrorista che arriva come una ventata salutare dall’estremo nord
L’Islanda è terra di ghiaccio e fuoco, di contraddizioni che si incontrano generando un’inspiegabile armonia tra poesia e tragedia. Nel film di Benedikt Erlingsson c’è tutto questo e La donna elettrica è una storia che sa dosare humour e dramma insieme a tematiche etico-ecologiche. Halla (Halldóra Geirharðsdóttir) è una donna single dalla doppia vita: agli occhi di tutti è un’insegnante di canto, ma di nascosto si trasforma in una specie di supereroina che, armata di arco e frecce, fa saltare i tralicci dell’alta tensione di multinazionali che invadono il suo territorio. Tra un attacco di ecoterrorismo e l’altro, la ribellione di Halla contro il capitalismo viene messa in crisi quando riceve, con anni di ritardo, una risposta affermativa alla sua richiesta di adozione.
La donna elettrica è un film dal sapore tutto islandese, racconta una storia impegnata sul piano etico ma lascia grande spazio all’ironia e a situazioni surreali, con tanto di bizzarre apparizioni di una banda musicale che accompagna la rivoluzione solitaria di Halla. Questo personaggio eroico e umanissimo è interpretato dalla convincente Halldóra Geirharðsdóttir che si sdoppia per vestire non solo i panni della protagonista ma anche quelli della sorella gemella Ása. Sotto il manto di commedia, La donna elettrica cela uno spirito anticonformista; come Halla non ha paura di sfidare i giganti che minacciano la sua bella isola, così anche il regista Benedikt Erlingsson non teme di aggiungere gli elementi più disparati all’interno di una narrazione imprevedibile. Stratificato a dovere, il film è leggibile a più livelli e l’avventura di una donna diventa il pretesto per parlare della lotta per la difesa della natura e dell’impegno nei diritti umani. Infatti, mentre il paesaggio d’Islanda è inquinato da enormi fabbriche, in Ucraina c’è la guerra e una bambina orfana aspetta solo di non essere abbandonata.
Storia ecologista, commedia avventurosa, dramma intimo: tutto questo è La donna elettrica che, nella traduzione italiana, gioca sul nome da supereroe in un mondo in cui di personaggi con tutine e mantelli ce ne sono tanti e dove un film come quello di Erlingsson arriva dall’estremo nord come una salutare ventata di ironia pungente e grande umanità.