L’allestimento di un biopic non è mai un’impresa semplice. Questo genere di film suscita potenzialmente come pochi altri la quantità di critiche sulle eventuali omissioni, cambiamenti e scelte di linguaggio adottate per raccontare la vita di una persona, critiche che possono piovere sia da parte dei suoi fan, degli estimatori che dei detrattori.
Opera prima di John Ridley, Jimi: All Is by My Side racconta due anni, precisamente il biennio 1966/67, della carriera del più grande chitarrista di tutti i tempi, Jimi Hendrix, concentrandosi sul momento cruciale della sua fuga a Londra, la nascita della Jimi Hendrix Experience sino alla vigilia dell’epico concerto di Monterrey. Splendidamente interpretata da André Benjamin (frontman degli Outkast) calatosi perfettamente nei panni di Hendrix questa biografia, attesa da molti anni, non riesce a elevarsi dal limbo di opere analoghe dirette con garbo ma senza sussulti che possano esaltarlo.
Di certo è un prodotto superiore a quelli destinati al piccolo schermo, per interpretazione e stile di regia, ma risulta poco approfondito nell’ambientazione, nella descrizione della condotta e del pensiero di Hendrix. La sceneggiatura, sebbene si allontani, in parte, dal cliché della rockstar dominata dagli eccessi, non riesce a penetrare nella mente del protagonista, soffermandosi sulle sue difficoltà d’integrazione in un periodo assai complicato per gli afroamericani e abbozzando soltanto la teorizzazione della sua musica come linguaggio universale destinato a tutti e non a molti.
Caratterizzato da ellissi temporali a favore degli episodi salienti di quel biennio, il film risente di una frammentazione temporale che lascia nello spettatore un senso di smarrimento e incompletezza. Rimane indiscutibile però il fascino che emana grazie al carisma del protagonista, allo sguardo sommesso e a tratti timido di Benjamin e al lavoro degli attori comprimari, fra cui spicca Imogen Poots, l’interprete di Linda Keith.
Concludendo è doveroso segnalare una nota negativa che potrebbe deludere i fan di Jimi: per volontà degli eredi non è stato possibile utilizzare i brani originali scritti e composti dal protagonista. Una decisione che ha influito sull’esito della pellicola aggravando il senso d’incompletezza negli spettatori.
Un film onesto, godibile ma riuscito solo in parte, che sfiora appena l’essenza di un titano della musica come Jimi Hendrix.