La carriera del comico Marcello Macchia alias Maccio Capatonda, divenuto un autentico fenomeno virale del Web, risale al 2004, anno in cui la Gialappa’s Band trasmette i suoi finti trailer parodistici. In dieci anni Maccio conquisterà la televisione (grazie anche alla collaborazione con All Music ed Mtv),Internet (con la realizzazione del sito FlopTv.tv, contenente molti suoi lavori) e la radio (con l’attuale collaborazione con lo Zoo di 105). In queste piattaforme, Maccio e la sua crew confezionano un numero incredibile di serie a episodi, scenette, parodie, finti trailer. Il medium cinematografico è il suo ultimo approdo e si tratta una sorta di prova del nove: il cinema gli può conferire la consacrazione a comico di livello nazionale oppure tenerlo relegato a un pubblico più circoscritto.
Maccio utilizza due strumenti per creare i suoi mondi e personaggi: la satira sociale e la demenzialità virata verso l’assurdo. Combinando questi due ingredienti nella giusta dose, riesce a comporre ricette sempre sorprendenti. È innanzitutto un abile osservatore: carpisce vizi, manie, comportamenti, stereotipi della società attuale e li riproduce all’esasperazione; si tratta di aspetti della vita sociale ben noti (come il giornalismo, la tv spazzatura, le soap opera, le contraddizioni della religione…), per cui la ricezione da parte dello spettatore è immediata. Talvolta scambia usi e costumi corretti con altri scorretti, quindi nella scenetta ciò che è deprecabile diventa normalità e viene condannata l’abitudine da seguire; questo si rivela un modo per evidenziare l'”errore sociale ed indicarne la soluzione senza rinunciare alla risata scaturita dal metodo di messinscena. Inoltre, è lampante la sua attenzione ai dettagli: la parodia è curata ai massimi livelli (buona recitazione, trucco e oggetti di scena funzionali, regia e montaggio curati), divenendo più credibile e quindi più comica.
Il linguaggio è importante nella comicità di Maccio: esso è pieno zeppo di storpiature lessicali, che fanno riferimento al contesto attuale (per intenderci, nella serie Mario quando l’omonimo protagonista si agita gli viene offerto un calmario). A volte, come nel caso citato, si tratta di parole del tutto inventate, altre volte sono errori sintattici o semantici appositamente costruiti per la situazione (in Italiano medio il protagonista, giocando a un videogioco di lotta contro l’amico, grida ti ammazzo la testa!).
Forse l’assunto di base è quello di prendere in giro ciò che è lampante sotto i nostri occhi, ma che non sempre notiamo o abbiamo il coraggio di denunciare.
Il film Italiano Medio è soltanto il punto culminante di questa parabola. Giulio Verme è un convinto ambientalista, che lotta insieme alla fidanzata Franca per ciò in cui crede. La battaglia per lui più importante è quella contro l’imprenditore Cartelloni, che vuole distruggere un bioparco per costruire una zona residenziale di lusso. Mentre si mobilita per contrastarlo e dopo un brutto diverbio con la fidanzata, un suo vecchio amico gli offre una pillola che abbassa la sua capacità intellettiva al 2% e che lo rende tale e quale a (se non peggio di) un italiano medio. Improvvisamente i suoi interessi diventano conquistare donne al suo grido di battaglia (“scopare!!!”), girare per locali e partecipare a Master Vip, reality show super trash il cui presidente della giuria è proprio Cartelloni. Ma l’effetto della pillola è discontinuo e il ripetuto switch da una personalità all’altra gli causerà non pochi problemi.
Grazie a Maccio Capatonda, il cinema comico italiano prende una bella boccata d’aria fresca. La comicità sua e del suo clan è roboante, multiforme e imprevedibile; ma chi conosce il personaggio sa già com’è l’andazzo. Marcello Macchia è mattatore e attore: la sua verve è esplosiva e contemporaneamente sa calarsi in ogni personalità con incredibile naturalezza.
La satira dissacrante del comico abruzzese si concentra sull’influenza dei media sulla gente comune, prendendo in giro il modo in cui questa viene plasmata; se nella serie tv Mario il bersaglio era il medium televisione in sé, in Italiano Medio lo sguardo si sposta sui danni che provoca. Maccio mostra, estremizzando, quanto la tecnologia renda schiavi ed egoisti, con esilaranti esiti comici. Il potere assuefacente e subdolo della televisione (ben reso attraverso la metafora della pillola) abbassa le ambizioni e il livello morale delle persone, e ciò è implicito nel percorso che compie il Giulio Verme italiano medio.
Tuttavia, la critica non viene appesantita da retorica o buonismo, perché di fatto anche il Giulio Verme ambientalista appare estremo e buffo. Nella logica spietata di Maccio, entrambi i personaggi vanno verso una graduale e inesorabile rovina morale a causa dell’effetto pillola-televisione (inconsapevole per l'italiano medio e dolorosa per l'ambientalista): come se la tecnologia imperante portasse sullo stesso piano due personalità opposte come loro. La via d’uscita che Maccio propone a questo vicolo cieco si rifà al titolo del film, che ora assume una connotazione illuminante; ma lo fa con un sorriso beffardo e senza troppi fronzoli (dritto per dritto direbbe Mario).