Petrolio: il buco nero dell’Ideologia
Debutta a Teatri di Vita 'Is, Is Oil' di Andrea Adriatico
In questo mio racconto […] la psicologia è sostituita di peso dall’ideologia. Il lettore dunque non si illuda: egli non si imbatterà mai in quei personaggi che si svolgono e si evolvono, rivelandosi agli altri protagonisti, e al lettore, man mano che gli eventi – di cui sono causa o da cui sono causati – li costringono a una drammatica coerenza.
Appunto 31. Petrolio. Pasolini. Da circa cento pagine si sta dispiegando frammentaria e eterogenea una storia. Difficile tuttavia dire quale. Difficile definirne l’oggetto. Si potrebbe dire l’Italia degli anni 60. O Carlo, un ingegnere dell’ENI, quasi protagonista. Ma Carlo non è uno, sono due: Carlo Primo e Carlo Secondo, Carlo di Polis e Carlo di Tetis, il borghese e la sua ombra proletaria, o più semplicemente A e B; Carlo però non è neppure soltanto uomo ma sarà anche donna. E poi c’è la società italiana, le aziende petrolifere, Aldo Troya (cioè Eugenio Cefis), i prestanome, i salotti, i cattolici comunisti, la massoneria, il sesso, il sesso soprattutto: sesso come potenza virile, come sfogo bestiale, come affermazione e negazione, incestuoso e promiscuo, capitalista e proletario; e rieccoci di nuovo alla schizofrenia. Tra le pagine magmatiche di questo crogiolo letterario perfino la voce dello stesso autore altalena continuamente tra la sovrapposizione con il narratore e la fusione con il narrato. Insomma. È così, che tra un appunto e l’altro, Pasolini a un tratto dichiara esplicitamente la propria poetica: raccontare l’ideologia anziché la psicologia. Che vale quasi a dire: la visione del mondo anziché la reazione al mondo.
Ora. Andrea Adriatico decide di portare in scena liberamente il celebre romanzo incompiuto, ma è più che consapevole che Petrolio è materia scivolosissima, ostica, a volte addirittura repellente, e che trasportarla a teatro potrebbe renderla ulteriormente inaccessibile. Ma il primo rischio è subito scampato: non si fa in tempo a mettere piede dentro la sala bolognese Teatri di Vita che l’idea convenzionale stessa di teatro scompare: lo spazio è ridisegnato. Ci si ritrova così in un salotto che se non fosse tanto asettico si potrebbe dire quasi borghese; le attrici in abiti eleganti indirizzano gli spettatori (non più di trenta a replica) verso le poltroncine, i divani e i tavolini in vetro sparsi lungo il perimetro rettangolare, che con le sue quinte tutte nere preme sui presenti, come un’ombra, quasi che qualcuno, forse qualcosa, stesse per manifestarsi. Ma cosa? E dove poi?
Non si direbbe ma di fatto si è caduti in trappola. Una trappola comoda, confortevole, accogliente, eppure subdola. È la società. E noi ne siamo parte.
Quasi fosse una cerimonia privata da loggia massonica, Is,Is Oil si dispiega tra le tende nere della scena con gli attori che più che recitare officiano un rito: si animano come inchiostro che diventa carne, come testimonianza storica che prende respiro, come quei frammenti stessi di Petrolio che si manifestano tra voce dal vivo e voce registrata, corpo presente e corpo in videoproiezione, realtà evocata e realtà innescata (impareggiabile Olga Durano). Lo spettacolo non si realizza mai ma avviene e basta. Se all’inizio ci si attende qualcosa, un segno teatrale convenzionale, una storia, una recitazione pur di qualche tipo, man mano che l’azione tarda ad arrivare un senso di vuoto invade lo spazio (non più scena) e sovverte l’atto stesso della percezione: a cosa si sta assistendo?
Ed eccolo lo scacco, eccola la poetica pasoliniana, ecco l’ideologia anziché la psicologia. Adriatico intercetta completamente lo spirito di Petrolio, pur facendolo proprio (e con la riduzione che ne restituisce e con la scrittura scenica che ne propone), e ne attua la crisi interna. Non c’è una storia, c’èla storia. I suoi protagonisti non riflettono infatti un’evoluzione meramente personale, l’individuo ormai è pedina in uno scacchiere disseminato di implicazioni. Per questo lo spettacolo non può venire ad essere, perché non esiste alcuna parabola da compiere, il nostro stesso presente è ancora dentro quella curva storica. Per quanto il titolo tragga forse un po’ in inganno suggerendo riferimenti ipercontemporanei che solo privatamente lo spettatore potrà provare a soppesare e ricollegare , Is, Is oil è perfettamente contemporaneo nella misura in cui dischiude un presente ancora attivo (quello capitalista, sovrannazionale, ammanicato su ogni fronte). E se a tratti rimane indigesto è unicamente perché il testo attorno cui ruota lo è.
Giungiamo così a uno dei paradossi più bizzarri (o tragici, secondo la vostra capacita di ironia) del XXI secolo: viviamo in una società più che mai individualista, ma in questa società l’individuo conta pochissimo. O per lo meno la sua azione privata ha un effetto quasi ininfluente. Soprattutto nel lungo tempo.
Ecco, forse da Petrolio si può imparare a recuperare un rapporto più sano con il mondo: nella società: con il prossimo. Affacciarsi, confrontarsi, accettarsi, anziché continuare a immaginare una realtà astratta che esiste solo grazie alle nostre paure (cioè i desideri frustrati), figlie fra l’altro di un edonismo-consumista che è il primo motore del capitalismo. O per lo meno si può tentare, proprio a partire dalle piccole cose. Altrimenti continuerà, appunto, a prevalere l’ideologia sulla psicologia. Continueremo a reinventarci senza mai arrivare a capirci.
Ascolto consigliato
Teatri di Vita, Bologna – 6 marzo 2016
Crediti ufficiali:
Andrea Adriatico
e i corpi e gli sguardi di
Anna Amadori, Patrizia Bernardi, Giovanni Capuozzo,
Olga Durano, Francesco Martino, Alberto Sarti,
Davis Tagliaferro, Selvaggia Tegon Giacoppo
e le amorevoli cure di
Daniela Cotti, Saverio Peschechera
e i sostanziali aiuti di
Alessandra Alpigno, Michela Malisardi, Salvo Maugeri, Corrado Trincali
e le acrobazie tecniche di
Salvatore Pulpito, Rabie Sakri
e di Antonio Bianco, Giovanni Frezza, Chiara Guadagnini
e la visione immaginifica di
Luca Zanna
e gli aiutanti e consiglieri
Anas Arqawi e Andrea Fugaro
e la storia delle case raccolta da
Freak Andò e Delta-Bo Project
produzione
Teatri di Vita 2015
creato con il sostegno di
Comune di Bologna, Regione Emilia-Romagna, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
inserito in Più moderno di ogni moderno. Pasolini a Bologna (settembre 2015 marzo 2016)
Progetto speciale promosso da Comune di Bologna e Fondazione Cineteca di Bologna,
nell’ambito delle iniziative Pasolini 1975/2015 riconosciute dal MiBACT
prima assoluta: