Per approfondire il discorso sull’Ep Mad Dogs (leggi la recensione) e farvi conoscere meglio il gruppo abbiamo intervistato il frontman Filippo Infante e Gianni Niccolai.
Sono passati due anni da Dusty Days. Come si è evoluto il gruppo in questo periodo e come siete arrivati a Mad Dogs?
Nel corso di questi due anni ci sono successe tante cose, tra cui l’uscita dal gruppo del nostro batterista Dario Ameno, il quale ha comunque registrato Mad dogs prima di salutarci definitivamente. È’ stato un gesto davvero apprezzabile. Mad dogs è un Ep che contiene B-side e vecchie tracce che non hanno trovato posto nel primo disco del 2008. Le abbiamo scritte assieme a Dario Gentili e Alice Nikpal, ai tempi della prima formazione. Con gli anni, a forza di suonarle durante qualche live, ci siamo resi conto che in fondo erano canzoni con una loro precisa ragion d'essere; era un peccato cestinarle per poi dimenticarcene. Dunque, abbiamo ripreso in braccio i nostri strumenti elettrici e le abbiamo registrate con Tommaso Bandecchi, in modo volutamente low-fi, giusto per dare quella sensazione di un Ep sporco e vissuto.
Avete annunciato l’uscita del secondo album in studio per questo 2012. Cosa potete dirci a riguardo e come sarà correlato a questo Ep appena uscito?
Si, pensiamo che il prossimo Lp vedrà la luce entro fine 2012. Abbiamo scritto molte canzoni e adesso siamo in quella fase in cui cominci a riascoltarle e a farti un'opinione. Quando suoni pezzi nuovi non hai una precisa idea di cosa sta succedendo, ti lasci andare e basta. Certamente, ci siamo già accorti di un deciso cambiamento di rotta. Alcune canzoni hanno poco a che vedere con i pezzi del primo disco, tanto meno con quelli raccolti in Mad dogs, ma questo non ci mette in soggezione, anzi, è una scoperta continua. E’ come viaggiare senza ancora aver capito quale sarà la meta. Diciamo che stiamo cercando di prendere una deriva meno in stile Seattle e più sperimentale, ricercata e, speriamo, niente affatto scontata.
Come voi stessi avete dichiarato, questo album è più “elettrico”. Quali sono i personaggi della scena nazionale e internazionale che più vi hanno influenzato verso questa via?
Inizialmente furono i gruppi della scena grunge a influenzarci maggiormente. Perfino Cristiano Tortoli (chitarrista) e Leonardo Nesi (batterista), anche se più giovani di noi, hanno cominciato a suonare ascoltando Smashing Pumpkins e Nirvana. Poi, la conoscenza con lo stoner ci ha letteralmente folgorati, sto parlando di gruppi come i Kyuss, Queens of the Stone Age, e ancora Mark Lanegan, gli Hermano, ecc Poi, ovviamente, col tempo i gusti cambiano. Ci riteniamo persone musicalmente onnivore: ascoltiamo di tutto: dal rock del passato all’elettronica di oggi; dal jazz al funkie ed è bello così, perché quando quattro persone ascoltano cose diverse fra loro, influenzarsi vicendevolmente è più facile e, per noi che suoniamo, perfino utile.
Per la promozione dell’Ep avete realizzato un video molto “particolare” per As Far As You Can See. Raccontaci qualcosa a riguardo.
Il video è stato girato dalla bravissima regista Ambra Lunardi, anche lei, come noi, di Livorno. Ha girato numerosissimi video per i tanti gruppi della scena musicale livornese. Per il video di As Far As Eyes Can See abbiamo lavorato tutti a stretto contatto e ne è venuto fuori un lavoro di squadra che ha unito tutti i partecipanti al progetto. A volte sembrava di far parte di una famiglia allargata. L'idea di un uomo d'affari che vede dei manichini muoversi e suonare per poi ritrovarsi in una realtà del tutto diversa da quella quotidiana a cui è abituato, è stata un’idea della regista. Voleva riprendere il senso della canzone ovvero: non fermarti all'apparenza, cerca sempre di andare oltre, fino dove puoi arrivare, perché la vera realtà, il vero significato delle cose, non sta dinanzi ai nostri occhi, ma si nasconde. Sta a te trovare la giusta prospettiva.
Non so se avete avuto modo di seguire la piccola discussione avviata da Umberto Palazzo circa il rapporto tra Concerti e la situazione italiana riguardante le band meno “quotate” (qui potete dare un’occhiata). Come vi ponete di fronte a questo problema?
La nostra soluzione da band emergente è quella di rendere scaricabile gratuitamente tutto ciò che abbiamo pubblicato sul nostro sito www.lipcolourevolution.com, così che ancora più persone abbiano la possibilità di farsi un’idea e poi se hanno voglia di raggiungerci per vederci dal vivo, non abbiamo un'etichetta, non abbiamo un booking, non abbiamo un ufficio stampa, diciamo che per adesso è andato avanti il D.I.Y. Con il prossimo disco qualcosa cambierà, ne siamo certi, soprattutto cercheremo di porci a un pubblico estero, che è il nostro più grande obiettivo cantando in inglese, l'Italia è un bel posto per suonare, ma se non sei amico di qualcuno o raccomandato da qualcuno poche porte si aprono, anche se regali sempre ottime perfomance live
A proposito di live. Il 7 febbraio avete suonato a Livorno. Ci sono altri eventi in programma?
Per adesso no, forse qualcosa a marzo sempre qua a Livorno. In verità, vorremmo trovare più tempo e testa per concentrarci sul disco nuovo. Il concerto di martedì scorso al Teatro C di Livorno è stato splendido: davvero una bellissima esperienza. E’ stato una sorta di esperimento per noi: dal vivo non avevamo mai usato pianoforti, violini, violoncelli. Il risultato, stando ai pareri del pubblico, sembra essere più che positivo e credo che anche il disco nuovo risentirà di simili influenze sonore.
Vorremmo far capire che non siamo il solito gruppo pestone che suona a tutto volume tanto per fare musica da machi. Ci piace arrangiare i pezzi, conoscere la musica attraverso una prospettiva che non si limiti a essere semplicemente punk, capisci? Comunque se dalle vostre parti siete interessati, veniamo volentieri a suonare per feste, matrimoni o battesimi 🙂