Ingmar Bergman
100 registi (e tantissimi film) che migliorano una vita
Lo stesso giorno della morte di Antonioni il cinema vive un altro grave lutto: si spegne sull’isola di Fårö il grande Ingmar Bergman. Il regista svedese, punto di riferimento della settima arte, ha realizzato nel corso della sua lunga carriera numerose opere di altissimo valore artistico, influenzate dalla sua rigida educazione luterana e caratterizzate da temi ricorrenti come la riflessione sul silenzio di Dio, la condizione dell’uomo di fronte alla morte, l’insondabile psicologia femminile, l’opposizione tra autoritarismo paterno e dolcezza materna, l’incomunicabilità dei sentimenti, nonché da una avanzata ricerca formale ed estetica, non di rado ricca di suggestioni e di fascino.
Dopo una prima, importante, stagione giovanile nel mondo del teatro, Bergman passa al cinema dove mostra fin da subito un’assoluta padronanza della macchina da presa, alternando lunghi e raffinati long take a primissimi piani altrettanto memorabili, giocando con il montaggio e con l’utilizzo del colore. Divenuto celebre con Il settimo sigillo (1957), indubbiamente la partita a scacchi più famosa del grande schermo, Ingmar Bergman ha poi confezionato grandi capolavori come Il posto delle fragole (1958), Persona (1966), Sussurri e grida (1972) e infine Fanny e Alexander (1984), vera e propria summa del suo bellissimo e irripetibile cinema.