Imprese, scoperte, invenzioni, tutto questo non manca certo al presente, ma siamo ancora in grado, oggi, di compiere avventure? I pur notevoli benefici che la tecnologia ci ha donato non hanno eroso la nostra curiosità, non ci hanno reso estremamente pigri?
In capo al mondo approda sulla scena del Teatro Tordinona per raccontarci la storia di uno degli ultimi avventurieri dei nostri tempi: Walter Bonatti (1930-2011), il Signore delle cime, il Re delle Alpi, il celebre alpinista che esplorò il mondo in solitaria. Ad accompagnarci in questo viaggio nella memoria il racconto di Luca Radaelli (co-autore e co-regista insieme a Federico Bario) e la chitarra di Maurizio Affili.
Il ricordo del grande alpinista viene scalpellato davanti ai nostri occhi su una parete di scatoloni che fa da fondale, un archivio nascosto sul quale basta proiettare una vecchia foto per rievocare un’avventura: il Cervino, il K2, il Pilone Centrale, ed ecco che la parete uniforme di scatole si ricompone in nuove forme, alte, impervie, a suggerire l’ostilità di quegli ambienti severi, che si lasciavano abitare solamente da pochi. Ma fra tutte le scalate di Bonatti, forse, quella più dura fu la risalita di una reputazione che troppo spesso venne puntellata e incrinata da infamanti accuse.
Una narrazione misurata e sentita quella presentata dalla compagnia lecchese Teatro Invito, che si affida soprattutto alla parola e al gesto per riportare alla memoria la vita del celebre alpinista recentemente scomparso. A In capo al mondo, tuttavia, sembra mancare una nota dominante, un filo rosso che cucia assieme i diversi aneddoti e li leghi, al tempo stesso, a una riflessione forte sul presente. Lo spettacolo, infatti, tende all’omaggio, frammentandosi in una collezione di preziosi ricordi che ci restituisce un ritratto, sì, interessante ma forse un po’ parziale, frenato nella trasmissione proprio dalla propensione – seppur onesta – al tributo.
Come affermava lo stesso Radaelli all’inizio, “L’avventura [è ciò che] tira fuori il meglio e il peggio di noi”; e per coinvolgere, per lasciare spazio alle domande, alla curiosità, all’eredità, forse sarebbe stato altrettanto stimolante scoprire anche il “peggio” di Bonatti, per ritrovare non tanto un eroe inarrivabile ma un uomo vicino, un uomo che non tutti ma qualcuno forse può ancora diventare: un uomo d’avventura.
Teatro Tordinona, Roma – 10 dicembre 2014