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Il Tuttomio – Andrea Camilleri

Ci sono romanzi che cominciano dalla copertina.
Una foto che abitua inconsapevolmente il lettore al fascino della storia in cui sta per addentrarsi, per cui ogni parola che verrà letta rimanderà a quell’immagine in una maniera opaca, indiretta che diventerà eclatante solo a libro finito.
Il Tuttomio di Camilleri è nell’immagine della sua copertina. Quel fisico perfetto di donna, che lascia fuoricampo il viso, in primo piano su una spiaggia calda dal cielo limpido, ci sono altre donne sullo sfondo, anche loro, da quel poco che si può vedere, perfette, ma nessuna conserva stampata sulla pelle quella ruvidità che le gocce d’acqua le restituiscono. Arianna, la protagonista di questo romanzo breve, è esattamente come quel corpo in copertina raccomanda. Bella da non poter fare a meno di provare a toccare, ruvida e pericolosa nel baluginare degli elementi naturali sul suo corpo. Complicata, come ogni donna che porta un nome mitico.

“Intuisco in te come un continuo scontro contraddittorio che riesci a nascondere assai bene. Dentro di te c’è un vero e proprio labirinto, Arianna, pieno di angoli oscuri, di viottoli ciechi, d’abissi e di caverne”.

Un labirinto in cui tutti gli uomini che ci si sono ritrovati sono fuggiti, strappando violentemente ogni tenue speranza di ritrovare il filo, nel rifiuto e nella paura di addentrarsi in quel bosco selvaggio dove una Arianna incontra il suo lato infantile senza riuscire a districarsene e stravolgendo la sensualità in un gioco pericoloso e mortale. Lo stesso che avvolgerà in una stretta dolorosa quanto inaspettata anche il giovane Mario, imprigionato per sempre in una casa di bambola dove il grottesco si allinea allo sfarzo.

Il romanzo è ispirato alla vicenda dei marchesi Casati Stampa, una storia scandalosa e torbida di tradimenti concordati e segreti tremendi di una coppia dove i punti di contatto rimangono sospesi in un immaginarsi l’uno con l’altro senza rispetto della realtà.

Il Tuttomio è un romanzo dagli equilibri imperfetti, ma scritto in una maniera precisa che inganna il lettore, trascinandolo nel mistero di una donna che non distingue la realtà dalla finzione. Arianna è simile alla Chatryn di Images di Robert Altman, e la sua nevrosi colpisce anche la capacità di distinguere del lettore, a cui però vengono svelati alcuni tratti di quell’ erotismo che avvolge molte delle donne della narrativa di Camilleri, quel dondolare animale che circonda la preda e la annebbia in un misto di fascino e paura, di attrazione e repulsione.

E la sensazione di essere stato preda è quella che avverte anche il lettore nel finale, quando la sua mano sulla copertina si accorgerà per la prima volta di quanto è ruvida quella pelle che prima aveva tanto sognato.

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