Il regista in scena – Vasilicò

Il Regista in Scena – Giuliano Vasilicò

Il teatro ha tante anime, c’è quello dei fasti antichi, delle sale storiche, del velluto rosso e dei palchetti, c’è il teatro d’innovazione, d’avanguardia, di regia, del grande attore e dell’eterno dilettante, quello che diverte, che sconcerta, che commuove, che fa pensare o sbadigliare; tanti volti, insomma, sempre diversi eppure ogni volta inestricabilmente complementari. Ieri sera abbiamo disertato le nostre usuali tappe romane per visitare il Teatro in Scatola e mai nome fu più profetico.

Preso posto nella piccola sala dall’intenso profumo di legno, il dispettoso coperchio del tempo si è alzato trasportandoci in uno spettacolo di molti anni fa. Ma non immaginatevi una vecchia tragedia in costume o un varietà d’avanspettacolo, no, qui la scatola teatrale si apre dal fondo, per lasciarci dimenticare che siamo in una messa in scena e proiettarci in una visione dalle prospettive asimmetriche.

Un regista (metateatrale) – ma innanzitutto un uomo (Manuel Fiorentini, unico interprete) – entra lentamente in scena dalla platea, e con le sue convinzioni e i suoi dubbi accompagna il nostro sguardo sulla scena; nel momento in cui, però, mette piede sullo spazio imprevedibile del palco la sua individualità si scinde subito in tre anime: la forma (l’attore), l’idea (il regista) e l’umanissimo tertium datur, vale a dire l’ironia (l’aiuto-regista e uno spettatore poi). Le tre persone si scrutano, si inseguono, si scontrano, ma come i tre volti freudiani dell’uomo sono tre sfaccettature della stessa psiche, che, quest’ultima, proprio attraverso la scissione interiore tenta di scoprire e ricomporre sé stessa.

Minimale ed essenziale, Il regista in scena rifiuta ogni sovrastruttura scenica affidandosi completamente alla potenza del gesto e della parola, che da soli (grazie a una preziosa e dissimulata drammaturgia) trascinano in una “evocazione dell’invisibile” sempre più immediata e tangibile, tanto che proprio nell’acme della metateatralità, paradossalmente, ogni singola battuta diventa estremamente drammatica e naturale al tempo stesso.

Il maestro Giuliano Vasilicò, grande sperimentatore “scoperto” da Giancarlo Nanni e pluripremiato poi a livello internazionale per i suoi originali adattamenti dei capolavori della letteratura moderna (scopri qui), riporta in scena uno spettacolo che resiste alla prova del tempo mostrando i suoi quarant’anni solo nella profondità storica, quando il teatro sembrava meno ossessionato dagli esiti e, piuttosto, scandagliava, lucidissimo, la propria azione per incidere ancora più intensamente sul presente.

Anziché indugiare nel pianto dell’orfano abbandonato, forse, le nuove generazioni di teatranti dovrebbero venire a riempire questo teatro ingiustamente vuoto e finalmente cominciare ad ereditare il proprio recente passato. Chissà che il teatro – nel teatro e attraverso il teatro – non ricomponga il proprio fragile volto. Vasilicò attende curioso e gentile al Teatro in Scatola.

Teatro in Scatola, Roma – 3 dicembre 2014

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