Il più grande sogno – Michele Vannucci
Il più grande sogno opera prima di Michele Vannucci, presentato nella categoria Orizzonti, convince il pubblico presente in sala alla proiezione, strappando grandi consensi per la sincerità e genuinità con la quale viene raccontata una storia vera, nata e sviluppatasi all'ombra delle borgate romane.
Mirko Frezza, che nel film interpreta se stesso, dopo un periodo passato in prigione vuole cambiare vita. Eletto presidente del comitato di quartiere, Mirko, insieme al suo migliore amico Boccione (Alessandro Borghi) e ad altri abitanti della zona che sognano per la Rustica, quartiere sito alle porte di Roma, un futuro migliore, si mette al lavoro per trasformare l'indifferenza della gente in una solidarietà collettiva che possa dare un senso ed una speranza alla vita di tanti concittadini. Il sogno è non solo quello di Mirko, e di chi come lui ha vissuto il periodo buio della criminalità sulla propria pelle, ma anche quello di un'intera comunità che cerca di squarciare il velo di omertà che impedisce la svolta verso un futuro più appagante.
Sullo sfondo di una difficile periferia romana dunque, tanto condizionata dalle circostanze da non aver la forza di credere nella possibilità di un cambiamento, Mirko si presenterà come un grande trascinatore che con la sua spontaneità ed il suo ottimismo riuscirà a coinvolgere la gente intorno a lui in un progetto di vita che diventerà sempre più concreto e tangibile nel corso delle scene. Se l'ambientazione della pellicola dunque non è nuova, ricalcando una Roma di periferia già vista e rivisitata, ciò che stupisce è l'estrema naturalezza con la quale si muovono i personaggi, che riportano sul grande schermo storie di una vita realmente vissuta o comunque conosciuta sin dai tempi dell'infanzia.
Si perché quello che distingue il lungometraggio in oggetto da altri film dello stesso genere consiste proprio in quel realismo e in quell'intesa tra gli attori che sembra oltrepassare lo schermo, essendo chiaramente percepibile dal pubblico presente a Venezia. Un'intesa nata nella vita reale, attraverso racconti e confronti negli anni immediatamente precedenti la produzione del film, che ha permesso di far emergere tutti quegli ingredienti autentici, poi riprodotti fedelmente sul grande schermo in un perfetto equilibrio tra dramma e commedia, verità e finzione. Il tutto reso da un cast costituente un mix di professionisti e non attori, che porta a ridurre ulteriormente le distanze tra i protagonisti del film e lo spettatore presente in sala.