A chiudere la grande rassegna di animazione NexoAnime, promossa da NexoDigital in tutti i cinema italiani, è stata la proiezione in anteprima nazionale dell’anime Il Giardino delle Parole (Kotonoha no Niwa), del regista Giapponese Makoto Shinkai, preceduto dal corto dello stesso regista Someone’s Gaze<.
Il film si svolge nel corso di una piovosa estate e ci racconta la storia di Takao, uno studente solitario che sogna di fare il calzolaio, e Yukino, una donna misteriosa e alla deriva. Takao salta la scuola nei giorni di pioggia per disegnare nel parco, e una mattina incontra per caso Yukino. E così, a ogni successivo giorno di pioggia, i due si reincontrano sempre sotto lo stesso gazebo. Qui, circondati da acqua e natura, imparano a conoscersi e ad amarsi. L’estate però esplode all’improvviso, e col cessare della pioggia cessano i loro incontri. I due riusciranno a rivedersi solo molto dopo, in circostanze inaspettate.
La prima cosa degna di nota di questo film è la sua durata: solo 45 minuti.
A metà tra un corto e un lungometraggio, Il Giardino delle Parole riesce però a incantare ed emozionare in questo breve tempo. Delicato e poetico, il film racconta in modo dolce ma disincantato la vita nella moderna e caotica Tokyo. Il vero protagonista del film è infatti l’alienazione, il senso di solitudine dei due protagonisti, che è descritto magistralmente sia coi dialoghi che, soprattutto, con le immagini. La solitudine in Giappone è una vera piaga sociale, presente nella vita di tantissimi giovani e che spesso sfocia in fenomeni estremi come l’Hikikomori (la scelta di rinunciare completamente a ogni tipo di relazione sociale).
Il film è inoltre pieno di metafore: le scarpe fatte a mano, il contrasto fra il grigiore solitario della metropoli e la natura del parco e più di tutto la pioggia che fa incontrare i protagonisti e li isola dal mondo esterno. Molto interessanti sono anche i non detti del film, accennati e lasciati intuire allo spettatore: la storia della madre negligente di Takao, l’amore naufragato di Yukyno o il suo disturbo alimentare.
Semplicemente splendida l’animazione, specialmente per quel che riguarda le ambientazioni. Shinkai, già autore di anime molto apprezzati, viene infatti considerato da molti l’erede naturale del maestro Hayao Miyazaki. I due però si differenziano nettamente nello stile: Shinkai è più concreto e moderno (usa anche la computer grafica) mentre Miyazaki ha un tratto più fiabesco e una più sfrenata immaginazione.