Troia: il festival della città
Nel foggiano il teatro ritorna fenomeno collettivo – XI edizione di Festival Troia Teatro
Per chi vive in città è relativamente facile dedicarsi alla cultura: in fin dei conti, al di là delle continue traversie del settore, le possibilità non mancano. Ma per chi abita in un piccolo centro anche solo vedere un film o una mostra rischia di diventare impegnativo: c’è da spostarsi, aggiungere il costo della benzina, quello del parcheggio, magari un pasto – e oggi non tutti sono in grado di sostenere una spesa del genere. Così la provincia, più per contingenza che per vocazione, finisce troppo spesso per chiudersi nelle sue stesse tradizioni, logorandole. A volte però le cose vanno diversamente.
È il caso di Troia, paesino medievale in provincia di Foggia, noto ai più per l’antica Cattedrale romanica dell’XI-XII secolo, per aver dato i natali ad Antonio Salandra, il Presidente del Consiglio che insieme a Sonnino portò l’Italia alla Grande Guerra, e per la Passionata, squisita variante locale della cassata siciliana. Qui ogni estate, da oltre dieci anni, grazie all’impegno e alla dedizione del Direttore Artistico Francesco Ottavio De Santis, della sua compagnia Teatri35, dell U.G.T.-Unione Giovanile Troiana e dell’A.c.t! Monti Dauni, il Festival Troia Teatro accende la vita del piccolo borgo.
Durante il giorno infatti passeggiando per i vicoli e le stradine lastricate non si incontrano molte facce: gli anziani che commentano fuori dal bar, qualche donna che scruta da dietro le tende, il matto del paese che caccia di tanto in tanto un grido; ma ecco che non appena dalle campane della cattedrale rintoccano le sei la cittadina si rianima e da un capo all’altro di via Regina Margherita (la sola direttrice, una sorta di Spaccanapoli che ripercorre la dorsale del colle su cui sorge Troia) gli abitanti cominciano a sciamare per il centro: c’è un musicista a cappello di qua, uno show per ragazzi di là, nella corte comincia lo spettacolo, lì invece è partito l’incontro; così fino al concerto di mezzanotte e ancora oltre a tarda ora con il dj/vj-set di Action30. E partecipano veramente tutti, dai bambini di sei anni alle coppiette di novantenni: i Troiani – e non solo – si spostano da un luogo all’altro per seguire il festival. Un risultato prezioso, per nulla scontato, di cui si deve rendere gran merito alla rassegna.
Quanto all’offerta, lo stesso De Santis ammette che quest’anno ci sono state non poche difficoltà: pur non attendendosi l’abbondanza della scorsa edizione, i fondi stavolta sono stati ben più magri del previsto (neanche 20 mila euro: per due terzi pubblici – Comune e Regione –, il restante da sponsor privati) e quindi fino all’ultimo il festival ha rischiato di saltare. Ma poi è prevalsa la responsabilità: dalla cittadina sarebbe stato vissuto quasi come un tradimento, tanto più che locali e ristoranti registrano contestualmente un notevole incremento delle consumazioni (ed è curioso notare che due coppie hanno deciso di sposarsi proprio in questo periodo per festeggiare all’interno del clima del festivabb3