Alcuni attori de Il Convegno sono già nel foyer, mescolati in mezzo al pubblico, a chiacchierare in piedi o seduti sui divani. Quando entriamo in sala, il direttore (Emanuele Valenti, attore e regista della compagnia Punta Corsara) ci accoglie con fare amichevole e bonario, poi si avvia sul palco insieme agli altri.
La scena è vuota, non fosse per alcune sedie disposte in semicerchio e una pila di libroni in proscenio, mentre un telo bianco copre una misteriosa figura distesa su un tavolo, al centro del palco. Valenti, giacca, cravatta e capelli impomatati, è il primo a parlare in qualità di direttore del FoSTI – Fondazione Sviluppo Territori Infami – che ha organizzato un convegno sul tema delle periferie.
La conferenza si avvale del contributo di preziose e immancabili figure: c’è il sociologo isterico coi complessi d’inferiorità (Fabio Rossi) che parla di «perifericità da estirpare»; l’assessore all’ascolto, imbonitore di folle e, scopriremo, camorrista (Gianni Vastarella); l’urbanista piacente (Valeria Pollice) e l’operatore sociale riottoso (Michele Vitolini) che bolla ogni intervento come «fascista». A completare il parodico quadretto, un tecnico tuttofare (Christian Giroso), l’unico abitante e vero conoscitore della «periferia» (oltre al personaggio coperto dal telo) che, ironia della sorte, si chiama De Magistris, come l’attuale sindaco di Napoli.
La periferia in questione, infatti, non è generica ma ben connotata: dalle tipologie di personaggi rappresentati alle dinamiche che s’istaurano tra loro, alle vicende che fanno da sfondo, è chiaro il riferimento a Napoli e alla sua ormai famigerata area nord, dove la compagnia Punta Corsara nacque meno di dieci anni fa. La conferenza/spettacolo è una grottesca e intelligente messa in scena dei luoghi comuni che, anche a livello istituzionale, si perpetuano nei confronti di questa zone; acuiti dall’entrata in scena di Giuseppina, modello di «ragazza difficile», finalmente liberata dal telo frankeinstiano sotto cui era rimasta nascosta per tutta la prima parte dello spettacolo.
Giuseppina viene trattata come un mostro, in una dinamica sociale e scenica di individuo contro una coralità plastica e compatta (caratteristica dello stile anche visivo, quasi fotografico, dei lavori di Punta Corsara) che lo isola. Allo stesso tempo, con leggerezza e ironia nello spettacolo si ride molto Il Convegno (collaborazione artistica di Marina Dammacco e Antonio Calone) decostruisce la visione distorta ed erronea che media e fantomatici esperti continuano a propinarci sulle periferie: allo straparlare dei vari sociologi e politici si contrappone il mutismo irriverente e quanto mai simbolico di Giuseppina. Dal centro del palco, sotto la luce dei riflettori, con i suoi versi incomprensibili e una notevole espressività da animale in gabbia, sembra voler sfidare i partecipanti del convegno e noi tutti a cambiare punto di vista e prospettiva, fino a quando irrompe direttamente in platea.
Forse anche per questo suo potenziale eversivo e destabilizzante, nonostante faccia e dica pochissimo, quella di Giuseppina Cervizzi risulta la prova attoriale più interessante. D’altro canto, paradossalmente, i soggetti portatori di scompiglio e violenza sono proprio i civilissimi esperti che si azzuffano e si offendono di continuo, tanto da arrivare all’eclatante (ma in fondo prevedibile) colpo di scena nel finale. Nello spettacolo (Premio Inbox 2013) troviamo precisi riferimenti letterari e meta teatrali il monologo di Amleto che, riletti a posteriori, in un certo senso sembrano contenere in nuce quella che poi è stata l’evoluzione del percorso di Punta Corsara con Hamlet Travestie, ultimo lavoro della compagnia.
La ripresa de Il Convegno, che ha visto la partecipazione di nuovi attori rispetto alla prima versione (Michele Vitolini e Fabio Rossi), si è arricchita di un valore aggiunto: lo spettacolo è andato in scena al Nest, Napoli Est Teatro, spazio teatrale inaugurato quest’anno a San Giovanni a Teduccio, zona orientale di Napoli, poco distante dal centro storico – generalmente considerata periferia.
(Foto ©Marina Dammaco | Gianluca Ronza)