Foto di scena ©Wonge Bergman

Il Belgio di Fabre puzza di cadavere

Dopo Mount Olympus, Troubleyn torna a RomaEuropa con Belgian Rules/Belgium Rules

Blue Prince, venduto per 156.000 mila euro. EuroDiamond comprato all’asta per 170.000 mila euro. Dietro queste cifre da capogiro non si nascondono né macchine né diamanti ma altri beni di lusso. Si tratta di piccioni, capaci di percorrere 1.000 km di fila nelle corse di volatili: è l’ultima mania degli amanti delle eccentricità costose. Sceicchi, ricchi imprenditori cinesi e russi sono pronti a spendere milioni di euro per accaparrarsi i pennuti più quotati, allevati e addestrati rigorosamente in Belgio, paese che vanta un’antica tradizione di allevatori di piccioni. Belgio. Il cuore dell’Europa, il luogo della rappresentanza dell’Unione Europea, la patria di Magritte, Rubens, Brueghel e dell’enfante terrible della scena teatrale contemporanea, Jan Fabre.

Jan Fabre. Foto ©Stephan Vanfleteren

Jan Fabre. Foto ©Stephan Vanfleteren

Dopo le 24 ore di Mount Olympus – Premio Ubu 2016 come miglior spettacolo straniero presentato in Italia – Fabre insieme alla sua compagnia Troubleyn costruisce nel suo tipico stile visionario, connubio tra performance e coreografia, un omaggio al proprio paese d’origine. Immagina un luogo dove le patatine fritte – le famose frites che gli Americani ribattezzarono, erroneamente, french fries – crescono sugli alberi e la birra scorre nei fiumi. Il paradiso del compromesso, scandito da una drammaturgia che rifiuta qualsiasi mezza misura e pone alla base della creazione l’ironia.

Foto di scena ©Wonge Bergman

Foto di scena ©Wonge Bergman

Un’ironia presente già nel titolo «Belgian Rules/Belgium Rules», dove la doppia valenza della parola rules viene usata sia per identificare tutte quelle «regole» che i politici cambiano, sia per specificare che il Belgio, con tutte le sue follie e le sue contraddizioni, «domina». Un mondo capovolto dove i sacri piccioni festeggiano su tavole imbandite da waffel e birra i riti di una borghesia ricca e traffichina, dove un esercito di atleti declama leggi assurde, freddure ciniche e ironiche ripetute fino allo sfinimento, e dove i coniugi Arnolfini di Jan van Eyck decantano il loro mondo solido fatto di principî e bigottismo cattolico.

Foto di scena ©Wonge Bergman

Foto di scena ©Wonge Bergman

Il Belgio è un buco nero, bizzarro e crudele dove il sogno di un’Unione Europea era già morto durante la battaglia di Ypres nel 1915, quando vennero usate per la prima volta armi chimiche. È il paese dove si disprezza la guerra ma si fabbricano e vendono armi in tutto il mondo, dove il cielo sopra Bruxelles non è grigio ma blu e Molenbeek è la periferia dove l’integrazione ha vinto.

Foto di scena ©Wonge Bergman

Foto di scena ©Wonge Bergman

Solo il teatro assoluto, totale e senza compressi di Jan Fabre poteva svelare tutte queste menzogne e ipocrisie prendendosi gioco di tradizioni pacchiane e di un nazionalismo da stadio. In questa maniera il passato bigotto e cattolico si mescola al presente tecno e libertino di un paese che si sente libero ma è condannato a ubbidire a una serie di regole assurde, scandite in maniera ripetitivo-ossessiva dal gruppo di attori-atleti, in un’eterna danza della morte che fiorisce da un macabro banchetto.

Foto di scena ©Wonge Bergman Scene during rehearsal for theatre performance " Belgian Rules/ Belgium Rules " by Jan Fabre with performers of his theatre company Troubleyn on stage of Teatro Politeama in Naples/ Italy, Friday, 30th, June 2017 as part of the "Napoli Theatro Festival Italia". Music by Raymond van het Groenwoud and text by Johann de Boose.

Foto di scena ©Wonge Bergman

Il teatro di Fabre infatti si nutre del tragico: sotto l’armatura ironica che alleggerisce la narrazione, si nasconde costantemente la tetra presenza della morte.

Foto di scena ©Wonge Bergman

Foto di scena ©Wonge Bergman

È una sensazione che si percepisce vibrante sotto l’irriverenza grottesca delle coreografie, evocata dalle possibilità estreme del teatro e scaturita dalle esibizioni dei corpi dei performer nello spazio scenico. Inutile cercare di spazzarla via questa percezione, questa percezione quasi fisica, questa percezione di qualcosa di nefasto: è un odore di putrefazione, che neanche lo sbandieramento finale, inno alla pace e alla gioia, può nascondere.

Ascolto consigliato

Teatro Argentina, Roma – 30 settembre 2017

BELGIAN RULES/BELGIUM RULES

Interpreti Annabelle Chambon, Cédric Charron, Tabitha Cholet, Anny Czupper, Conor Thomas Doherty, Stella Höttler, Ivana Jozic, Gustav Koenigs, Mariateresa Notarangelo, Çigdem Polat, Annabel Reid, Merel Severs, Ursel Tilk, Kasper Vandenberghe, Andrew James Van Ostade
Ideazione, Regia Jan Fabre
Testi Johan de Boose
Musica Raymond van het Groenewoud (Belgium rules e La Wallonie d’abord/Vlaanderen boven), Andrew James Van Ostade (musiche del carnevale, paesaggio sonoro,NoiRap)
Drammaturgia Miet Martens
Assistente alla drammaturgia Edith Cassiers
Costumi Kasia Mielczarek e Jonne Sikkema, Les Ateliers du Théâtre de Liège, Catherine Somers (cappelli di carnevale)
Stagista assistente alla regia Nina Certyn
Stagista ai costumi Monika Nyckowska
Stagista P.U.L.S. Timeau De Keyser
Direttore tecnico André Schneider
Responsabile di produzione Sebastiaan Peeters
Tecnico luci Wout Janssens
Tecnico di palco Randy Tielemans, Kevin Deckers
Tecnico del suono Howard Heckers
Distribuzione (inter)nazionale Sophie Vanden Broeck
Responsabile di compagnia Mark Geurden
Coordinamento Joost Claes
Stampa, Comunicazione Edith Cassiers
Produzione Troubleyn/Jan Fabre (BE)
Coproduzione Napoli Teatro Festival Italia-Fondazione Campania dei Festival (IT), ImPulsTanz Vienna International Dance Festival (AT), Théâtre de Liège (BE), Concertgebouw Brugge (BE)
Troubleyn/Jan Fabre riceve il sostegno del Governo Fiammingo
e il supporto della città di Anversa
Foto ©Wonge Bergman

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