m1000x1000

I Giorni dell’Idrogeno – Shadow Line

La spiegazione di cosa fanno e chi sono gli Shadow Line è tutta nel nome. Non so se, per la scelta del moniker, abbiano fatto proprio riferimento al titolo della novella di Joseph Conrad, ma sta di fatto che la scelta è azzeccatissima per descrivere la loro musica e il loro modo d’essere. Il romanzo breve dello scrittore polacco è noto per la duplice struttura narrativa. Inoltre attraverso la metafora della linea d’ombra metteva in luce il timore di non farcela; lo scombussolamento interiore conseguenza di quella sensazione e il raggiungimento della consapevolezza che permette di oltrepassare quella linea grazie al coraggio e alla forza di volontà.

Gli Shadow Line hanno una struttura sonora e narrativa proprio simile a quel libro: le influenze e le contaminazioni sono molteplici e questo ha permesso loro di crearsi uno stile personale che non sia un semplice copia/incolla delle ispirazioni della band; inoltre, come il gruppo dichiara, fondamentale è la ricerca continua di nuove modalità musicali per raccontare brevi storie di vita quotidiana e per uscire dallo stagnamento (la linea d’ombra) di una parte della musica italiana.

Il gruppo nasce nel 2002 e, come già accennato, ha mostrato una continua evoluzione della propria personalità non soffermandosi su un’unica sonorità: una forte base di indie-rock che viene man mano mescolata con il post rock e la new wave. I loro punti di riferimento sono Joy Division, Manic Street Preachers, The Smiths, XTC, Talking Heads, Motorpsycho e Pulp.

Dopo cinque Ep, alla fine del 2008, pubblicano il primo album, Fast Century. Nel 2011 arriva I Giorni dell’Idrogeno, quasi tutto cantato in italiano: il titolo sembra far riferimento ad un futuro promesso ma che non arriva mai, quello dell’idrogeno come fonte alternativa di cui si parla da anni senza risvolti pratici. Le tematiche riconducono al romanzo di Conrad e i testi mettono in evidenza un certo talento nella scrittura, anche se non mancano alcuni passaggi banali ma che nell’insieme sono trascurabili.

Quanto detto finora lo potrete ritrovare nella canzone d’apertura La vita sognata (titolo e testo ispirati da un film di Erick Zonca) che attraverso un ritmo calzante e la voce non potente ma malinconica di Daniele Giannini, racconta i timori e le difficoltà di arrivare a realizzare ciò che vogliamo essere.

Le influenze post-rock di cui parlavamo si sentono nel brano successivo, Regole di Ingaggio. La seguente Settembre è uno dei pezzi più interessanti e intensi dell’album, in quanto inizia con uno stile leggero pop-rock alla Baustelle per evolversi poi in un rock potente con echi wave (soprattutto per come Francesco Stefanini suona la batteria). Questo tipo di contaminazione si può avvertire anche nel successivo Il Limite, che ha una progressione finale straordinaria in pieno stile power-rock. Il tema (il rapporto fra paura e reazione) riporta ancora una volta alla linea d’ombra.

Il suono si inacidisce e prende corpo con L’oblio (un’altra traccia da annoverare fra le migliori) e conferma la caratura tecnica degli arrangiamenti molto ben strutturati dall’inizio alla fine di ogni pezzo. Il tocco di classe arriva con Giorno di Follia: inizio pianoforte e voce, in modo poco invasivo si inserisce una chitarra e poi cambio di ritmo improvviso e cavalcata finale che ricorda i migliori Muse, quelli di Origin of Simmetry. L’unica pecca è il testo, che trovo sottotono rispetto al resto dell’album.

L’estate in un giorno possiede invece una struttura semplice (con impercettibili invasioni elettroniche) ma molto gradevole. A suggellare la qualità del disco arriva Dormi, il pezzo più intimista che sembra un mix fra la tensione dei Marlene Kuntz e la leggerezza dei Perturbazione.

Nel complesso, non si può che parlare bene di I Giorni dell’Idrogeno – senza ombra di dubbio è uno dei lavori italiani più interessanti fra gli emergenti e potrebbe occupare un posto importante anche in un contesto internazionale. Non è tutto rose e fiori (c’è bisogno di migliorare i testi e anche provare strutture compositive più complesse) ma gli Shadow Line potrebbero rappresentare una di quelle molecole d’Idrogeno che con cognizione di causa andranno ad alimentare la parte buona della scena alternativa italiana.

Grazie


Per 15 anni Paper Street è stata una rivista on-line di informazione culturale che ha seguito con i suoi accreditati i principali festival europei di cinema e musica: decine di collaboratori hanno scritto da tutta la penisola dando vita ad un archivio composto da centinaia di articoli, articoli che restano a disposizione di voi lettori che siete stati un numero incalcolabile nonché il motivo per cui, per tanto tempo, abbiamo scritto con passione per questo progetto editoriale che ci ha riempiti di soddisfazioni.

This will close in 30 seconds