Qui in America lo chiamate Hitch, da noi in Francia è Monsieur Hitchcock: così François Truffaut rimprovera gli americani nel 1980 durante una cerimonia in onore del collega e amico Alfred Hitchcock. Perché il regista de I 400 colpi lo sapeva che negli Stati Uniti Hitchcock non l'avevano mai capito del tutto, che lo consideravano ancora un maestro dell'intrattenimento.
Anche per questo motivo nel 1962 aveva chiesto al cineasta britannico di dedicargli una settimana della sua vita, di rinchiudersi con lui e l'interprete Helen Scott per registrare 40 ore di intervista da cui poi è nato Il cinema secondo Hitchcock, il libro fondamentale, la Bibbia della settima arte che gran parte dei registi hanno amato e consumato.
Quest'incontro rivive grazie a Kent Jones - scrittore e direttore del New York Film Festival - che l'ha raccontato nel suo Hitchcock / Truffaut, documentario scritto in collaborazione con Serge Toubiana, ex direttore dei Cahiers du cinéma, in sala dal 4 al 6 aprile grazie a Cinema e Nexo Digital. Un film in cui l'audio originale si accompagna alle foto scattate all’interno degli studi della Universal, agli interventi di dieci registi tra cui David Fincher, Martin Scorsese e Wes Anderson e a spezzoni di film: il tutto in un equilibrio calibrato che non cede né al didascalico né all'agiografico.
Le voci hanno un suono caldo, ovattato e leggermente logoro, trasmettono quella nostalgia indolore delle registrazioni d’epoca: sono cariche di professionalità, passione e confidenza. È importante sottolineare che l’incontro tra i due maestri non è stata una semplice conversazione intorno al cinema di Hitchcock, ma è stato anche un dialogo tra un critico - Truffaut scriveva per i Cahiers du cinéma prima di cominciare a dirigere film - e un regista, un confronto di altissimo livello che ha saputo portare alla luce l'anima di una poetica. Ed è proprio questo il compito più riuscito e prezioso della critica cinematografica, riuscire a dare delle nuove prospettive all'occhio dello spettatore, portarlo a guardare lo schermo con una consapevolezza e un godimento maggiore. Nel nostro caso questo riesce non solo perché Jones ha scelto le parti meno scontate e abusate del libro (che uscì nel 1966, dopo quattro anni di lavoro), ma anche grazie all'intervento dei registi, alle loro riflessioni supportate dalle immagini tratte direttamente da Il pensionante, Marnie, Gli uccelli e molti altri titoli.
Nella prima parte, il materiale è organizzato in modo leggermente confuso, ma alla fine Hitchcock / Truffaut arriva a sfiorare l'aggettivo imprescindibile per gli amanti del cinema, proprio come lo è l'Hitchbook, come lo chiamava il giovane Truffaut. David Fincher è visibilmente felice di ammetter quanto il motivo del doppio abbia influenzato il suo cinema, di quanto abbia amato estrapolare il tema della perversione e dell'inquietudine da La donna che visse due volte. E mentre ne parla, o mentre Hitchcock racconta la scena della doccia in Psyco, sullo schermo tutto prende vita, tutto combacia con le parole. Perché per fare cinema probabilmente bisogna anche saperlo raccontare.