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Hermann – Paolo Benvegnù

Si narra nelle cronache di un artigiano della musica (all’anagrafe Paolo Benvegnù) lombardo, ma toscano d’adozione… Un uomo dedito a costruire, reinventare e reinventarsi un mondo nuovo, né migliore né peggiore di quello in cui viviamo, non alla ricerca del migliore dei mondi possibili, ma studioso e osservatore del nostro.

Le ricerche archivistico-informatiche ci raccontano di un suo passato nell’ultimo decennio del secolo precedente in un’orchestra che si faceva chiamare Scisma, ma quegli stessi documenti (di cui ammettiamolo… alcune fonti potrebbero essere frutto di pura fantasia) riportano lo scioglimento “per troppo amore”. Successivamente il nome del Benvegnù appare come musico solista per due romanzi musicali Piccoli fragilissimi film nel 2004 e Le labbra nel 2008 e altri più brevi racconti sonori…

Una sceneggiatura degna di un mockumentary che forse piacerebbe al Nostro per descrivere quello che forse è l’album più denso e intenso di un nuovo cantautorato rock italico, un modo nuovo che Benvegnù ha elaborato in anni di carriera senza perdere mai il sacro fuoco della narrazione (musicale). Difficile per un italiano affrontare la materia del rock riuscendo a creare un qualcosa di autoctono, ma Hermann è qui nei nostri stereo per dirci che tutto questo è possibile. Il tutto grazie a Paolo Benvegnù o meglio, ai Paolo Bevegnù (Andrea Franchi, Guglielmo Ridolfo Gagliano, Luca Baldini, Michele Pazzaglia, Simon Chiappelli e Filippo Brilli) ensemble musicale che ha partorito quest’ultimo fantastico lavoro.

“Basterebbe un aiuto per distinguere il tempo perso da quello vissuto…”
…basterebbe la copertina dell’album e il titolo per identificare la materia di cui è fatto l’album, un uomo con capelli e barba grigi che si nasconde gli occhi con le mani (“io mi coprii gli occhi per non farmi prendere ma è stato impossibile”) ma le mani sono quelle di una giovane ragazza. Qui comincia la dualità di Hermann, maschile/femminile già nel titolo Her-Man(n), oltre ad offrirci la prima grande chiave di lettura del disco: Hermann Melville, autore di quel Moby Dick dove l’acqua e il mare sono parte costante della poetica del Benvegnù.

“Così seguimmo le stelle senza sapere dove andare…”
E qui inizia il viaggio attraverso le 13 tracce del disco, un viaggio nel tempo e nello spazio, nella natura dell’uomo tra descrizioni di momenti comuni che si trasformano in fiaba e l’epica della vita piccola di ogni uomo. Le citazioni si perdono e si intrecciano tra Sartre, Miller, Joyce e chi più ne ha più ne metta, ma senza sembrare mai altezzoso. Benvegnù apre gli occhi e guarda oltre, mentre nei precedenti lavori era l’introspezione a guidare le sue poesie in musica qui si guarda all’umanità intera, a volte sembra di percepire un gigantesco avviso per dove stiamo andando a finire, altre la narrazione di quanto di buono o terrificante può fare l’uomo (“ma sotto i cieli immensi c’è una terra da spartire e infliggere le regole distruggere per costruire”), si può immaginare un capitano Achab attraccato a New York e diventato capitano di impresa, rivisitare il mito di Perseo, pensare all’interminabile viaggio di Ulisse… tutto questo è Hermann e molto di più perché c’è anche la musica.

“Inventa e spara per sentirti libero fai del silenzio un crimine…”
Sarebbe limitante definirlo rock, cantautorato, rock d’autore, anche se Hermann è anche tutto questo. Una matrice wave permea le 13 canzoni riflettendosi in momenti jazzati, in altri più acustici e intimisti (Il Pianeta Perfetto, Johnnie and Jane o L’invasore), in altri fa capolino un’elettronica di suicidiana memori, dove i rimandi e le citazioni ad altre band diventano lezione imparata e fatta propria. Non mancano momenti più rock come in Love is Talking ma, per una volta, è difficile scindere le parole dalla musica perché insieme creano un mondo (quello di Benvegnù) che ci fa scoprire e capire che in Italia siamo ancora capaci di fare qualcosa. Difficile dire altro, se non consigliare un ascolto intenso, intimo, prendendosi il tempo di non fare nulla nel mentre, evitare l’ipod, il treno, i luoghi pubblici, lo scan delle tracce, per ascoltare Hermann avete bisogno di uno stereo, di una poltrona e di silenzio, per una volta almeno…

 

Grazie


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