Che, non a caso, è citato in una delle canzoni di questo stupendo set, durato un’ora scarsa e iniziato con colpevole ritardo: Polmont, infatti, è uno dei protagonisti di Colla, uno dei più riusciti romanzi dello scrittore di Edimburgo.
Ma questa è un’altra storia. Quella che vi raccontiamo qui, ora, parla invece di un ragazzo che giocava a calcio in Serie B la Scottish Football League come ala fino a pochi anni fa. Si chiama James Allan, e a 29 anni abbandona il calcio e si scopre songwriter di canzoni commoventi, autore nel 2008 di uno dei debut album più intensi e riusciti dai tempi di Definitely Maybe degli Oasis. E non a caso, anche oggi c’è la mano sapiente di Alan McGee dietro a tutto questo. E non a caso, un altro dal fiuto lungo, Bono, ha dichiarato in diverse occasioni pubbliche che It’s My Own Cheating Heart dei Glasvegas è una delle canzoni più belle che abbia mai sentito.
Ebbene, ieri al Magnolia c’era tutto questo, e molto altro. C’era, soprattutto, la presa di consapevolezza live di una band fino a ieri un po’ impacciata sul palco, ma che ha trovato un assetto ottimale con una nuova, bravissima batterista, Jonna Lofgren, che ha sostituito Caroline McKay proprio come negli Oasis Alan White sostituì Tony McCarroll prima di (What’s The Story) Morning Glory. E c’è la grandezza di un frontman, James Allan appunto, che abbandona la chitarra ritmica per dedicarsi solamente a cantare, e urla la sua struggente malinconia dentro a un microfono legato con un filo illuminato: suggestivo, devastante e incredibilmente intonato allo stesso tempo.
Oltre a The World Is Yours, che apre il set, e Euphoria Take My Hand, la band presenta soltanto una terza canzone, Shine Like Stars, facente parte del nuovo lavoro in uscita il prossimo 4 Aprile. Gran parte della scena è ancora, con pieno merito, di quelli che ormai sono i loro classici: la già citata Cheating Heart, e poi Geraldine, le commoventi Flowers And Football Tops (interamente tastiera e voce) e Sad Light, e la conclusiva Daddy’s Gone, che il pubblico intona come un inno da stadio.
Apice collettivo del set è probabilmente quando Allan, vestito interamente di bianco in contrasto con il total black degli esordi, scende in mezzo al pubblico per ballare insieme alla folla Go Square Go, altro travolgente inno da stadio e da pub della loro discografia. Non resta che aspettare dunque l’uscita di Euphoric // Heartbreak, per verificare se i Glasvegas hanno passato la difficile prova del secondo album, e confermare l’impressione di essere di fronte a una band grande e rara. Probabilmente unica.
14 marzo 2011