La storia sottratta all’oblio
la Grande Guerra rivive in Friendly Feuer
Si dice che con il passare del tempo le storie delle tragedie umane perdano la loro forza e diventino solamente racconti. I testimoni superstiti scompaiono, sul palco dell’umanità ci sono altri protagonisti e man mano la fama di quelle storie rimane incorniciata sui libri di storia e dentro qualche film in bianco e nero. Questo è ciò che è successo alla Prima Guerra Mondiale. Poi, però, capita che qualcuno armato di pazienza e passione prenda la decisione folle e drastica di rinchiudersi per anni dentro un archivio e sottrarre all’oblio i racconti di quegli anni.
A raccogliere queste storie ci pensa un gruppo di attori (Marta Gilmore con Eva Allenbach, Tony Allotta, Armando Iovino e Vincenzo Nappi IT.Isola Teatro), le riscrivono, danno un nome e un volto ai loro protagonisti, rialzano i caduti, riesumano ricordi lontani e li portano poi in scena. Questo è Friendly Feuer fuoco amico , una scrittura collettiva che sgorga direttamente dalla scena.
La sala del teatro India diventa così un’arena, viva, dove disertori, soldati di schieramenti opposti, ragazzi affetti da nevrosi post guerra, si incontrano e raccontano al pubblico le loro storie, in una babele di voci, humus di un’Europa ancora acerba. Gli strumenti per imbastire la drammaturgia scenica sono i più vari, dai video, alla musica, alle immagini istantanee di una telecamera portatile, fino ad arrivare alla parola: storpiata dal dialetto o pronunciata in lingue differenti, sarà proprio la parola a regolare il ritmo della scena, in maniera vivace, regalando anche momenti d’ironia.
Si parte dalla prosa più classica per giungere a una sorta di lezione universitaria, in cui in maniera semplice e diretta sempre attraverso il ricorso a storie vere si racconta ciò che è stata la Prima Guerra Mondiale. Funzionale la strategia del coinvolgimento diretto del pubblico (escamotage utilizzato spesso, tuttavia, in maniera inopportuna), che nello spettacolo assume la valenza del contatto, della memoria, del coinvolgimento in prima persona degli spettatori che si trasformano così in parte viva del racconto scenico.
Il finale sarà affidato all’orrore di una storia che va oltre la linea delle trincee, quelladei cosiddettiscemi di guerra: uomini, spesso molto giovani, affetti da nevrosi da combattimento. Un dramma nascosto per molti anni che ne dischiuderà a sua volta uno ancora più amaro, duro, scandaloso: il dramma di un’Italia che ancora non ha fatto i conti con i suoi disertori, scoprendosi unica fra tutte le nazioni a non averli mai perdonati.
Friendly Feuer racconta tutto questo, in maniera un po’ troppo didattica e didascalica, forse, ma pur efficace.
Letture consigliate:
• Cry havoc, o alleviare il dolore attraverso Shakespeare – Bedlam Company, di Sarah Curati
• War now! – Teatro Sotterraneo | Valters Sīlis, di Manuela Margagliotta
• Speciale Monicelli – Un anno dopo (2: La grande guerra), di Giacomo Lamborizio
Ascolto consigliato
Teatro India, Roma – 28 aprile 2015