Aaron è un giovane alla soglia dei trent’anni. Lo fidanzata lo ha appena lasciato e lui elabora il trauma morendo ogni giorno svariate volte e in ogni luogo. Ma la vita vera continua e, superato lo shock, per lui viene il momento di trovarsi un lavoro, sulle insistenti pressioni di una madre ingombrante e onnipresente. Dopo una sbronza, il ragazzo si rende conto di aver acquistato involontariamente un biglietto aereo per Lisbona. Quale migliore occasione per ripartire e ricominciare da zero?
Se il cinema italiano al Torino Film Festival si è dimenticato dei nostri tanto discussi bamboccioni, a portarli in concorso ci ha pensato il regista ungherese Gábor Reisz. Il suo esordio, vincitore del Premio Speciale della Giuria, colpisce per l’intelligenza e la delicatezza con le quali mette in scena la storia di un ventinovenne come tanti alle prese con l’ingresso tardivo nel mondo adulto.
Con tonalità che vanno dal buffo al lievemente malinconico, For Some Inexpicable Reason, nomen omen, non pretende di spiegare nulla. Anche quando si prende gioco del mondo dei bamboccioni ungheresi o delle velleitarie procedure di recruiting rivolte ai neolaureati, preferisce un umorismo lieve e fantasioso alla farsa moraleggiante. Talvolta con piccoli tocchi surreali alla Michel Gondry, che mettono letteralmente fuori di metafora i luoghi comuni (come il lungo filo del telefono/cordone ombelicale che il protagonista deve seguire per trovare la strada di casa), altre volte con soluzioni di montaggio non lineare o con un utilizzo peculiare del ralenti, il film riesce sempre a trovare un tocco originale ma non pretenzioso per stupire. Ma il vero punto di forza del film, un po’ come quello del suo Aron, è l’assenza di senso di responsabilità. For Some Inexpicable Reason non moralizza ma gioca, non racconta ma cazzeggia. L’impressione è quella di un film vestito e cucito a misura del suo protagonista, con l’obiettivo di far sentire noi spettatori un po’ come lui, un flaneur della vita sempre indeciso fino all’ultimo su che strada prendere, ingabbiato in uno strano libro tra giovinezza e maturità.
L’inevitabile aura indie che permea tutto il film, non disturba e non risulta quasi mai forzata grazie al tocco delicato di Reisz. Certo, il suo Aron, goffo, impacciato e strano, sembra uscito da un film di Noah Baumbach. Pur pescando qua e la dall’immaginario indie recente tuttavia (si va da Wes Anderson ai già citati Gondry e Baumbach, e un po’ di Kaurismaki), il regista riesce a trovare un suo stile personale e genuino, certamente naive ma apprezzabile nel suo non essere quasi mai prevedibile. Il rapporto tra Aron e i suoi genitori ad esempio, tra le cose meglio riuscite del film, stupisce per delicatezza e sensibilità: in un pugno di sequenze Reisz ci dimostra che lieve e leggero non sono sinonimi di superficiale.
For Some Inexpicable Reason racconta con piglio lieve e disincantato la vita come una corsa, in cui a vincere non è chi arriva primo ma chi è capace a scegliere il percorso più bello e sorprendente, anche con qualche deviazione e brusca frenata. Un inno all’inadeguatezza come stile di vita, quella chi non finisce mai di cercare e rincorrere qualcosa, o qualcuno.