Per una sana follia
Quotidiana.com debuttano a Orizzonti 2016 con sPazzi di Vita
«Though this be madness, yet there is method in ‘t»
Shakespeare Hamlet, II, 2
Follia. Sembra un termine consono a descrivere la situazione teatrale – e non solo – che stiamo vivendo negli ultimi tempi. Tralasciando gli episodi “folli” dei mesi recenti che hanno scombussolato nelle fondamenta l’intero assetto del sistema teatrale italiano, all’interno dello stesso panorama c’è anche chi si fa portatore di una “follia sana”, per così dire, come è il caso del festival Orizzonti diretto da Andrea Cigni, quest’anno giunto alla sua XIV edizione.
La follia è proprio il filo rosso che sottende lo spirito del festival svoltosi nel piccolo borgo di Chiusi, circondata dalle verdeggianti colline del senese al confine fra Umbria e Lazio. Lungi dal rappresentare uno stato patologico nella sua accezione negativa, nei dieci giorni di festival la follia è vissuta come l’entusiasmo di uno scarto rassicurante dalla norma, come risposta al sonnacchioso conformismo della vita quotidiana, come volontà di osservare la realtà da un punto di vista altro, più ardito, attraverso il teatro contemporaneo, la performance, la danza e persino l’opera, utilizzandoli come osservatorio privilegiato per capire un po’ meglio la realtà che viviamo e dove siamo diretti; cosa si scorge all’orizzonte.
E la follia è certamente la scheggia impazzita da cui origina l’atto creativo. L’arte, d’altronde, deriva dal caos, da un magma indistinto che dal buio dell’interiorità cerca di trovare a forza i suoi strumenti per farsi strada verso l’esterno. L’artista dunque è il folle per eccellenza, ma è soprattutto colui che ha la necessità e la capacità di dominare quello stesso caos dentro di sé per tramutarlo in espressione compiuta da donare all’umanità. E in effetti la follia – e quindi l’arte – non esisterebbe senza un suo possibile contrario: il controllo, o meglio, il metodo, come commenta Polonio parlando della pazzia di Amleto.
Follia e metodo sono le due componenti che si amalgamano in modo organico nello spettacolo dei Quotidiana.com presentato a Orizzonti (che lo co-produce), sPazzi di vita (la follia non è un refuso), poiché è proprio questo che fa la compagnia: immergersi nella follia attraverso il metodo rigoroso del teatro e una drammaturgia che non lascia spazio a nessuna consolazione.
La follia è un mondo che ha perso i suoi colori: rimane solo il bianco e nero dei vestiti e mobiletti-ikea in serie di un non-luogo triste e conformista. In scena, incorniciati dalle arcate suggestive del Chiostro di San Francesco, aspettano Roberto Scappin e Paola Vannoni, seduti di fronte al pubblico con aria mesta e rassegnata, sovrastati da una luna piena che presto diventerà schermo a fare da intermezzo alle loro parole. Tutto inizia da un «Ciao, come stai?», semplice frase e cantilena quasi ipnotica declinata in tutte le sue sfumature di dolore, emarginazione, solitudine. Con movimenti netti e sicuri ridotti all’essenziale, Scappin e Vannoni – scambiandosi i ruoli, ora di chi chiede ora di chi risponde – si passano così battute serrate e fulminee come fossero coltelli affilati; battute riprese quasi interamente da trascrizioni di dialoghi reali di chi quel disagio psichico lo vive sulla propria pelle, materiale raccolto dalla compagnia nel corso degli anni ma utilizzato ora per la prima volta all’interno di uno spettacolo. I due però non “interpretano” la follia, né la scimmiottano: riescono anzi a svincolarsi da una sua visione stereotipata, lasciando piuttosto che il corpo sia attraversato da impulsi inusuali, buffi e un po’ goffi ma sempre dotati di una loro coerenza interna. Impulsi che sfociano in una parola cupa e inquietante, quotidiana eppure straniante, percorsa da una rabbia apatica, stemperata soltanto da un’ironia nera che però non allevia, ma al contrario accentua l’assurdità della malattia.
Folle è allora chi ha perso o non ha lavoro e affetti, chi vive di desideri soffocati, piccole abitudini e nevrosi, chi vede scorrere giorni tutti uguali o si ribella ai canoni sociali condivisi. Eppure una spiegazione plausibile della follia forse si può trovare, ma solo sulla luna: quella luna piena sovrastante il palco che sembra influenzare corpi ‘lunatici’ in perenne mutamento e contraddizione. Come se quelle videoproiezioni, preposte a spezzare i dialoghi, fossero la controparte razionale di una follia agita in scena e insieme illustrazione più teorica degli intenti dello spettacolo, che contribuisce a scardinare luoghi comuni e mettere in crisi certezze su un argomento ancora tabù.
Qual è il confine tra follia e normalità? o meglio, ‘non-follia’, verrebbe da dire? Per i Quotidiana.com sembra molto labile, quasi impercettibile. sPazzi di vita riporta infatti l’attenzione sugli interstizi più quotidiani, ‘normali’ della malattia, costruendo così un’indagine originale e tagliente che si muove alla ricerca di un (non) senso più ampio e profondo della follia—una condizione dell’esistenza presente in germe in ciascuno in modo inconsapevole. Il folle allora non è l’ ‘alieno’, il ‘diverso’, ma qualcuno a cui si spezza un argine in più rispetto agli altri. Ma è davvero così visibile la differenza?
• Festival Orizzonti 2015. Minoritario o elitario?, di Giulio Sonno
• Io muoio e tu mangi – Qutodiana.com, in Kilowatt Festival XIII.Il Buio nella Sala, di Manuela Margagliotta
• Tutto è bene quel che finisce.L’anarchico non è fotogenico – Quotidiana.com, di Giulio Sonno
Ascolto consigliato
Orizzonti Festival, Chiusi (SI) – 4 agosto 2016