Innamorate dello spavento, questo il nome del progetto ideato da Teatro i con la regia di Renzo Martinelli. Una trilogia (Massimo Sgorbani) nata per raccontare tre donne vicine a Adolf Hiltler durante la caduta del Terzo Reich. La prima è stata Blondi, la fedele cagnetta del Führer; il secondo capitolo, invece, vede la pluripremiata Federica Fracassi vestire i panni di Eva Braun, l’amante del dittatore, che solo pochi giorni prima di morire riuscì a coronare il suo sogno: diventare la signora Hitler.
Con un lungo monologo Eva si presenta al pubblico, parla dalla sua stanza nel bunker dove è costretta a vivere durante gli ultimi giorni della guerra. Grottesca eppure reale, segnata da un amore incondizionato per il suo uomo che le nega qualsiasi libertà e la tiene legata ai ricordi, Eva Braun ci appare intrappolata in questo mondo di illusioni e solitudine, dove l’ unica via d’uscita è rivedere il suo film preferito, Via Col Vento.
La narrazione drammaturgica dello spettacolo, infatti, è incentrata proprio sulla contrapposizione tra Eva e Rossella O’Hara, entrambe eroine di un amore impossibile che le porterà verso la distruzione. Per tutto lo spettacolo le due donne si rincorrono, la prima sulla scena, la seconda sul fondale, alle spalle di quest’ultima, in una proiezione di desideri di celluloide: una alter ego dell’altra e tutte e due consapevoli che amare è fare la cosa sbagliata, in tutto e per tutto.
La scena – scarna, claustrofobica e cupa – dovrebbe essere la stanza di Eva Braun nel bunker, ma appare piuttosto come una camera interiore, la dimensione mentale di una donna perennemente in balìa dei propri pensieri e delle proprie angosce; vicina a sé soltanto un telefono, unico laccio con il mondo esterno. Di fronte al suo ostentato infantilismo, dunque, cade ogni possibile giudizio o condanna, Eva è vittima di un amore malato, molto più vicino alla morte che alla vita.
In contrappunto alla prima si spiega così una seconda contrapposizione: a caratterizzare lo spettacolo infatti è il rapporto complesso tra amore e morte, vera chiave di volta per riuscire a sostenere la complessa psicologia di Eva Braun e del suo rapporto con un mal di vivere perenne. Non a caso l’unico momento in cui la giovane amante del Führer vincerà la sua paura innata è proprio quando racconterà dei tentativi di suicidio. Ed ecco, allora, che come un’eroina tragica, sarà con la morte che Eva potrà vedere finalmente realizzato il suo sogno di nozze.
Brillante prova d’attrice per Federica Fracassi che conferma il suo talento sensibile e la sua capacità di dar forma a tutte le sfumature psicologiche di un personaggio per nulla facile da comprendere e accogliere, cucendolo e strappandolo su di sé come i frammenti di Via Col Vento che le scorrono sulla pelle e i fogli di copione sparsi per terra.
Teatro Argot Studio, Roma – 18 dicembre 2014
In apertura: Foto di scena ©Manuela Giusto