Ettore Scola
100 registi (e tantissimi film) che migliorano una vita
Eravamo Brutti, sporchi cattivi ma C’eravamo tanto amati in Una giornata particolare: costruendo questa frase, nell’uso di tre tra i titoli più significativi del cinema di Ettore Scola, potremmo disegnare la mappa di parte importante della sua regia e dell’intera storia del cinema italiano. Senza nulla togliere ai titoli altisonanti, e con tutto l’onore meritato e connesso agli stessi, uno Scola capace, abile e interessante è quello che ha saputo dirigere la coralità degli esseri umani nella singolarità degli ambienti, sfuggendo dalla staticità a cui l’uso quasi esclusivo di un luogo potrebbe condannare.
La famiglia (1987) e La cena (1998) sono le messe in scena più esplicite di questa sua capacità di presentare la gamma delle psicologie dell’essere umano, in una dinamica di interconnessione reciproca che ne esalta le peculiarità, il tutto possibile nella non dispersione dei soggetti in luoghi molteplici ma nello stanziare in un luogo principe, quasi assoluto e unico spazio d’azione: la casa, il ristorante.
Certamente, poi, sono le psicologie rese prova d’attore delle facce di Gassman, Giannini, Sandrelli, Ardant (forse non a caso quasi sempre le stesse) a coadiuvare la maestria di Scola ma la carica di biografie e storie con cui riesce a riempire un unico spazio è sorprendente, perché mai caotica, perché sempre intrisa di avvenimento eppure ordinata e racchiusa, come se lo spazio scelto fosse una perfetta scatola capace di inglobare geometricamente corpo, psiche e cinema.