Eigengrau – Gabriele Di Luca | Bruno Fornasari
In Inghilterra, si sa, la drammaturgia è parte integrante del processo teatrale e capace di interrogare la società contemporanea, esplorandone le ossessioni, i vizi e le nevrosi. Questo è anche il caso di Eingengrau di Penelope Skinner, testo inedito in Italia e messo in scena da Gabriele Di Luca e Bruno Fornasari al Teatro Belli, all’interno della rassegna Trend nuove frontiere della scena britannica, a cura di Rodolfo Di Giammarco.
La storia è ambientata nella Londra dei giorni nostri e, attraverso le vicende di due coppie opposte e complementari, esplora le difficoltà di stabilire relazioni umane e soprattutto l’incapacità di amare. Rose (Federica Castellini), idealista e romantica, incontra Mark (Tommaso Amadio) e crede di aver trovato in lui l’amore, ma egli in realtà è solo un arrivista in cerca di una storia di sesso che non esita a provarci anche con Cassie (Valeria Barreca), fervente femminista nonché coinquilina di Rose.
Quella che a prima vista sembrerebbe una semplice tragicommedia nasconde però aspetti più inquietanti: personaggi disumanizzati, anaffettivi e senza scrupoli, riflesso di una società che ha perso la bussola e non ha più valori saldi cui aggrapparsi. All’interno di questo spietato scenario l’unico a salvarsi è Tim (Massimiliano Setti) – il coinquilino di Mark, sedotto a sua volta da Rose -, il solo in grado di provare emozioni autentiche e colui al quale, non a caso, è affidato l’inizio e la fine dello spettacolo. La storia si dipana così in un crescendo di inganni e tradimenti, fino ad arrivare al gesto estremo di Rose, che ristabilirà l’equilibrio tra le coppie.
La scenografia è essenziale: un tavolo, una sedia e un divano. Ricreando un’atmosfera tipicamente british, l’adattamento dei due registi fa emergere il linguaggio di Skinner in tutta la sua forza: spezzato, mordace e intriso di contemporaneità. Linguaggio che i giovani attori rendono con efficacia nei momenti di sferzante ironia, così come in quelli di grande intensità drammatica.
Eigengrau, termine che si riferisce al grigio che vedono gli occhi quando sono in completa oscurità condizione cui si ridurrà Rose nel finale è anche metafora dell’incomunicabilità tra i personaggi: troppo egoisti e impegnati a raggiungere i propri obiettivi per ascoltarsi veramente.
Uno spettacolo che si insinua fra le pieghe della società inglese contemporanea e ne mette in luce gli aspetti più inquietanti – realtà che può essere presa a paradigma anche della nostra.
Teatro Belli, Roma – 5 novembre 2014