La voce della diversità
Manfredini legge Genet per Garofano Verde
Hande Kader era una giovane transessuale turca di ventidue anni. Icona della lotta per i diritti omossessuali in Turchia, era diventata famosa anche in Europa per una sua foto durante una delle tante manifestazioni contro la politica di Erdogan. Piangeva Hande in quella foto sia per i lacrimogeni, sia per le cariche della polizia. La mattina dell’otto agosto il suo corpo è stato trovato carbonizzato e mutilato sul ciglio di una strada nella parte di Istanbul più vicina all’Occidente.
La storia di Hande potrebbe benissimo far parte di una delle tante vite dei personaggi di Jean Genet. Hande come Divine – protagonista del romanzo più celebre dello scrittore francese, Nostra Signora dei fiori –, incarna il mito di una vita interrotta vissuta controcorrente in una società borghese, crudele e cinica nei confronti di chi decide di vivere la propria vita in maniera “diversa”.
Divine è la protagonista del reading di Danio Manfredini ispirato a Genet che lo scorso giovedì ha concluso la XXIII edizione del 2016 del Garofano Verde (la rassegna dedicata agli “scenari di teatro omosessuale” ideata e curata dal critico teatrale di Repubblica Rodolfo di Giammarco).
Una lettura che ha unito insieme il talento di Mafredini, i disegni di uno storyboard per una sceneggiatura di un film mai nato, diventata il punto di partenza di una mise en espace “animata” sulla vita di Divine.
La riscrittura drammaturgica di Manfredini focalizza l’attenzione sulla psicologia della protagonista: Divine e la sua vita rivivono così attraverso un cambio di voce, un sussulto o lo schizzo di un disegno che mostra senza censure l’esistenza ai margini dei boulevard parigini delle creature di Genet.
Questo lavoro articolato e studiato fin nei più piccoli dettagli arricchisce con acuta sensibilità la riflessione sull’omosessualità e sul concetto di diverso. Stupisce come già nel 1944 (anno di pubblicazione di Nostra Signora dei fiori) Genet fosse in grado di cogliere in maniera così contemporanea le problematiche legate alla ricerca della propria identità sessuale e l’accettazione, anzi, la valorizzazione della varietà (piuttosto che chiamarla diversità).
Allora come oggi Divine e Hande continuano a morire nell’indifferenza, celata spesso dalla falsa retorica di una società contemporanea che a differenza di quella di Genet si crede matura per accettare la diversità sessuale ma nasconde sotto il velo dell’ipocrisia perbenista pregiudizi e discriminazione.
• Santo Genet, o il rovescio della santità – Armando Punzo / Compagnia della Fortezza, di Sarah Curati
• Vocazione – Danio Manfredini, di Sarah Curati
Visto il 22 settembre 2016 al Teatro India, Roma