Ci sta faci quai? De Summa e il peso dell’immobilismo
Note da un ‘Diario di Provincia’
Partiamo da un aneddoto personale. Puglia, università, secondo semestre, una delle sedi della facoltà è distaccata, si trova in quel di Arnesano, paesino di circa 4.000 abitanti in provincia di Lecce. Avendo casa proprio a Lecce, al termine delle lezioni devo prendere il bus, o meglio, la corriera: appare una cosa semplice, banale, non fosse che la corriera Arnesano-Lecce è una sorta di mezzo fantasma, che l’Atac romana al confronto sembra un treno svizzero.
Sconfortato dai ripetuti ritardi, un giorno decido che è meglio farsi un giro nel paese, così, per vedere che aria tira. Dopo cinque minuti di nulla, incontro la prima persona che, sorpresa dalla mia presenza, mi dice: «Ci sta faci quai?», che tradotto come farebbe Oscar De Summa o come facevano, un po’ più a nord della stessa regione, i comici Toti e Tati negli anni Novanta , significa: «Non sei di queste parti, vero? Cosa ti ha mai portato in questa ridente cittadina dell’entroterra salentino?». Da quel momento imparai a comprendere meglio gli abitanti dei piccoli paesi della Puglia, sempre attenti alle piccole novità, restii al cambiamento e, soprattutto, abili a comprimere in poche parole concetti sensibilmente più lunghi.
Qui eravamo agli inizi degli anni Duemila. Ora, immaginiamo cosa poteva essere Erchie Provincia di Brindisi, Città medievale, Comune d’Europa, Benvenuti, Arrivederci negli anni Ottanta, quelli ingegnosamente descritti da De Summa nel suo Diario di Provincia, primo capitolo della Trilogia della Provincia, una fotografia della Puglia che comprende anche Stasera sono in vena e La Sorella di Gesucristo, il suo ultimo lavoro.
La scena è completamente vuota. A parte qualche intermezzo musicale, tutto è affidato al volto e alla voce dell’unico camaleontico interprete, sempre abile a destreggiarsi tra le diverse figure che popolano Erchie: da Angelino Sclerotico, barbiere del paese nonché datore di lavoro del giovane Oscar, ai vigili appostati nei pressi dell’unico semaforo del paese; dal nonno, diabetico e indolente, alle signore del paese. Personaggi che si consumano nella monotonia di giorni che scorrono via come fogli stampati da una fotocopiatrice. Una depressione da combattere con tutti i mezzi a propria disposizione.
Un cambio di lavoro e una svolta radicale nel proprio look sembrano un ottimo antidoto alla noia, ma i concittadini non sono ancora pronti, e dopo aver rischiato il linciaggio anche le mura domestica sembrano più ostili. Ostili come l’altra faccia del Sud, quella del crimine che il protagonista incontra sulla sua strada e che lascerà su di lui un segno indelebile, inatteso e breve epilogo nero di uno spettacolo in cui si ride davvero tanto.
Con semplicità e indubbia bravura, dunque, De Summa ci porta nelle strade, nelle piazze, nelle case e nelle officine di un opprimente paesino della Puglia, ma soprattutto nella testa di una persona che vuole cambiare le regole del gioco. Perché? Riprendiamo le parole tratte da Gioventù bruciata che riecheggiano nell’aria durante l’incipit dello spettacolo: «Perché facciamo tutto questo? / Per vincere la monotonia, non ti pare?». Già, sembra una valida motivazione.
Ci sta facimu quai?
Letture consigliate:
· Stasera sono in vena – Oscar De Summa, di Giulio Sonno
· Un Otello altro – Oscar De Summa, di Giulio Sonno
· Mezzo pieno, mezzo vuoto: un bicchiere Inequilibrio, di Giulio Sonno
Ascolto consigliato
Inequilibrio, Castello Pasquini, Castiglioncello – 8 luglio 2016