Completamente sold-out in quanto a bellezza delle canzoni: parole e musica di Giuseppe Peveri, in arte Dente. Un Dente che, in occasione del’l’apertura del tour per il nuovo album, appena uscito, Canzoni per metà, non le manda certo a dire. Con quel tono un po' bislacco e un po' naif caro al cantautore di Fidenza infatti, qua e là, durante lo show sono state lanciate, se non delle vere e proprie frecciatine, sicuramente dei riferimenti incrociati che ad orecchie attente non sono certe sfuggiti: «Ho rinunciato anche ad X-Factor / come avevi fatto tu» ha cantato, storpiando una propria canzone con intenti evidenti (considerando che, proprio giovedì, la serata in cui va in onda lo show di Sky, la gloriosa Latteria Molloy di Brescia era stracolma per una, ricordiamolo, data-zero di un artista praticamente autoprodottosi il disco.
Questo fatto, assieme al seguito, al caloroso seguito che accompagna sempre i concerti di Dente, certifica una volta di più come gli argini tra la cosiddetta scena alternativa e quella mainstream sono, definitivamente, saltati. Ed è stato proprio Dente, un po' simbolicamente, a dare una spalla decisiva: nel 2009 la sua Vieni a vivere è passata in heavy-rotation su Radio Deejay, contribuendo sia a far conoscere Peveri sia “quel” tipo di canzoni ad un pubblico più vasto. Già, le canzoni, perché in fondo, al di là dei discorsi di lana caprina su che cosa sia alternativo e cosa no, è proprio di questo che stiamo parlando. Al netto di qualche imprecisione, normale per l'apertura di un tour, i nuovi pezzi di Dente hanno retto benissimo la prova del palco anzi, se possibile, hanno avuto un gradiente di effetto ancora maggiore.
Considerando che l'album è stato intitolato Canzoni per metà, se uno prestava attenzione allo show poteva capire i perché di questa scelta: le tracce di questo album hanno fatto praticamente da intro alle vecchie, care e storiche canzoni dell'artista fidentino. Un concerto, forse un album quindi, da considerarsi come una sorta di Best of senza i best, o per lo meno, con nuovi pezzi che sono funzionali a quelli vecchi. Questo gioco del meccano della canzone è una delle cose più interessanti per un cantautore, come è Dente, ormai sulla breccia da anni.
E non poteva esserci band migliore di apertura che i Palazzo, anima e corpo di Diego Palazzo, i quali hanno dato prova di grande, grandissima classe, fornendo una prova impeccabile: glaciale, elegante e di grande coinvolgimento. Ma tra un complimento alle (bellissime) scarpe di Dente, il concerto è filato liscio come un bicchiere di liquore micidiale ed al termine il pubblico ha avuto la netta sensazione che dai tempi di Anice in bocca sia cambiato letteralmente un mondo, prima pochi ora tanti, prima poco conosciuto ora sulla bocca di tutti, prima di nicchia ora pop ma solo una cosa non è cambiata: la vena poetica e melanconica di un cantautore anni Sessanta-Settanta nato troppo tardi.
20 ottobre 2016