Dancing on a Dry Salt Lake – Dominique De Fazio
Nel cinema alcuni luoghi riescono a superare il semplice ruolo di ambientazione delle riprese per giungere a rivestire quasi il posto di protagonisti della pellicola. È ciò che accade per esempio in Dancing on a Dry Salt Lake (Dominique De Fazio, 2013), grazie alla presenza costante e profonda dei lunghi orizzonti del deserto californiano del Mojave. Questa infatti la location scelta da De Fazio per ambientare un film che, ispirato proprio dalla profonda suggestione dei luoghi e di una natura apparentemente spoglia ma ricca di storia e di cultura, pone ambiziosamente l’attenzione sul senso primo delle cose, sull’origine di ciò che ci circonda e modella il nostro essere al mondo.
Warner De Santis (De Fazio) è un cosmologo della NASA. Licenziato e lasciato dalla moglie, si spinge con la sua automobile verso il deserto, prima di incappare in un incidente e ritrovarsi a dover fare i conti con la popolazione locale. La sua curiosità scientifica ma anche spirituale verso la comprensione di quel nodo misterioso rappresentato dalla nascita del cosmo, lo pone dunque all’ascolto dei personaggi che incontra. Warner si lascia ben presto coinvolgere dai loro racconti ripercorrendo, filtrati dalle esperienze dei suoi interlocutori, gli enormi spazi aridi di quel deserto un tempo ricco di acqua e di vita.
Mio caro amico bianco, il mito esprime la comprensione umana della realtà. Niente mito, niente realtà. C’è una profonda saggezza nelle parole di Richard (Alfred Montoya), nativo di quel luogo e disposto a condividere il suo sapere con quello strano e appassionato geologo che gli fa visita nel suo minimarket.
De Fazio insegnante di recitazione di lunga esperienza, qui nei ruoli di sceneggiatore, regista e interprete principale – mette insieme attori hollywoodiani e italiani (provenienti dal suo omonimo studio romano), arrivando a comporre un film che, pur non disdegnando momenti di ilarità, dimostra una profonda e minuziosa attenzione per i più piccoli aspetti della vita nel deserto; non tralascia le luci e i silenzi, ma li amplifica, anzi, attraverso un ritmo che rallenta quando la natura immensa in cui risalta il piccolo uomo al suo interno – prende il sopravvento.
Solo il contatto diretto e la profonda attenzione verso chi vive e apprezza un ambiente duro come il deserto, dunque, porteranno Warner – geologo mistico – un passo più in là sulla strada della conoscenza.