Cuore di Tenebra, lo smarrimento nella scelta
Il nuovo spettacolo di Enrique Vargas/Teatro de los Sentidos al Funaro
Possiamo scegliere? Possiamo farlo davvero? Perché spesso confondiamo la scelta con il desiderio, quasi che scegliendo ci illudessimo di decidere il nostro futuro mentre in fondo a contare davvero è soprattutto la nostra capacità di reagire agli imprevisti.
Accade così al Marlow di Cuore di Tenebra che nel suo viaggio alla ricerca del misterioso mercante d’avorio Kurtz più si avvicina all’oscurità più la riscopre all’interno di sé. E così dovrebbe accadere con l’ultimo spettacolo di Enrique Vargas che proprio al romanzo di Conrad si ispira. Dovrebbe perché sarà proprio la trappola della scelta a metterne in scacco le intenzioni. Ma prima una precisazione.
Per chi non conosce il teatro del regista colombiano, bisogna mettere da parte quella “normale” idea di teatro per cui si prende posto e si assiste. No. Quello del Teatro de los Sentidos è un percorso sensoriale: ci si immerge nello spettacolo, letteralmente dentro, con tutti e cinque i sensi.
Varchiamo allora la soglia del mistero, per entrare nel nascondiglio dell’anima di Marlow. Tra stanze buie e corridoi intrisi di pungente aroma affumicato, veniamo condotti in un’ampia sala dove ci sarà chiesto di scegliere il “personaggio” (l’avventuriero, il poeta, una sconosciuta, ecc ) cui vorremo affidarci in questo viaggio interiore alla scoperta del cuore di tenebra. Invitati a spogliarci di scarpe e calze, ci avviciniamo, così, a un banco da scrivano d’Ottocento dove veniamo misurati e schedati da un’operosa falange di burocrati che tintinnano sulle loro macchine da scrivere come un innocuo e infido dispositivo di guerra.
Bisogna infatti tenere a mente che nel romanzo di Conrad, mentre l’imbarcazione di Marlow si addentra nel cuore più selvaggio del Congo belga, va dispiegandosi in sottotraccia un’impietosa denuncia alla insanguinata responsabilità che la “democratica” Europa aveva ha! delle miserie, delle razzie, delle vessazioni in terra d’Africa. È il cosiddetto fardello dell’uomo bianco.
Così, a piedi nudi, lungo un’enorme distesa di terra che è Averno di anime interrotte, vaghiamo nel buio, confrontandoci con quel doppio che si annida nell’ombra della nostra inconsapevolezza, alla stessa maniera di Marlow con Kurtz, doppelgänger di sé stesso e dello spirito coloniale occidentale.
All’interno di questo percorso, tuttavia, le scelte che saremo portati a prendere non innescano mai alcuna conseguenza reale, tale per cui possiamo sentire la responsabilità del nostro agire. Tutto procede secondo un disegno preordinato, alla stessa maniera per ogni singola comitiva di viaggio. Così, poco a poco qualcosa si sfilaccia, i sensi perdono il contatto con la realtà, e si intuisce forte la presenza dell’artificio. Cosa ne è stato di Marlow, cosa di Kurtz, cosa dell’ombra che avrebbe dovuto invasarci?
Ancora una volta le scelte non hanno influito sul futuro. La realtà ha vinto sulla volontà. Abbiamo dovuto ricrederci. Ma in fondo nulla di strano: non sono forse proprio le disillusioni che ci portano ad affrontare con più consapevolezza il nostro avvenire?
Ascolto consigliato
Capannone Ex Fiere, Pistoia – 1 ottobre 2015