Cronache dal Lido #8 – Venezia 75
Nuestro Tiempo – Carlos Reygadas (Concorso principale)
Lasciando alle spalle un film per natura provocatorio ed astratto come fu Post Tenebras Lux, Carlos Reygadas con Nuestro Tiempo mette in scena un dramma familiare ambientato in un allevamento di tori da combattimento nella campagna messicana. Un racconto intimo ed estremamente personale dal momento che i protagonisti (Juan ed Esther) sono interpretati proprio dallo stesso regista e dalla moglie. A minare la stabilità della coppia, che vive una relazione aperta, è l’arrivo di Phil, giovane americano che conquisterà la donna.
Come nell’attività artistica il regista vuole avere in mano il potere decisionale, il controllo della situazione, così l’uomo vuole muovere i fili all’interno della coppia con il rischio di trattare le persone come marionette da usare a proprio piacimento, cercando di sentirsi amato. Nonostante Juan manifesti la propria rabbia perché la Esther lo tiene all’oscuro della relazione con l’amante, il protagonista spinge la donna ad avere rapporti con Phil così come con altri uomini, anche per trarne un vantaggio, arredando la camera da letto come se fosse un set su cui avere ulteriormente controllo, allestendo luci e spostando oggetti. Crede che sia questo quello di cui la donna ha bisogno e che il loro amore ne uscirà rafforzato.
Lontano da uno sguardo voyeuristico, dal momento che Juan non prova piacere sessuale nello spiare la moglie mentre lo tradisce, il film mostra un impulso masochistico e autodistruttivo, una voglia di onnipotenza che spinge il protagonista a voler essere demiurgo delle sorti della coppia a controllare e impartire le sensazioni ed esperienze che deve provare la donna. Scene di un matrimonio pronto a vacillare, una calma apparente pronta ad esplodere improvvisamente, ma anche in maniera prevedibile, come un acquazzone dopo un lungo periodo di siccità, come il toro alla vista del rosso. Un racconto fiume di tre ore magnetico, affascinante e per natura irrisolto, un confronto tra uomini e animali che mostrano la loro vera natura.
Samuel Antichi
Acusada (The Accused) – Gonzalo Tobal (Concorso principale)
Il giovanissimo Gonzalo Tobal (classe 1981) sbarca alla kermesse veneziana portando un dramma giudiziario con protagonista una bellissima ragazza, Dolores, accusata dell’omicidio della sua migliore amica.
Seppur con poca innovazione, nella forma e contenuto, il regista argentino ha voluto (ri)porre l’accento sulla condizione esistenziale dell’essere umano esposto alla tremenda tortura della gogna mediatica, dove lo sciacallaggio della notizia risulta più forte di una tanto bramata verità dei fatti. L’intento di Tobal è quello di raccontare il dietro le quinte di una vita spezzata a soli ventun anni (quelli di Dolores) su cui l’opinione pubblica non si fa scrupoli nel calpestare dignità morale e beneficio del dubbio: social network e studi televisivi hanno sostituito il banco di giudizio, purtroppo. Lali Espósito, occhioni scuri e labbra carnose, rimarca con insofferente bravura il martirio vissuto dal suo personaggio.
Francesco Foschini
Les estivants – Valeria Bruni Tedeschi (Fuori concorso)
Valeria Bruni Tedeschi torna dietro la macchina da presa con Les estivants, presentato fuori concorso. Il film è ambientato in una ricca e lussuosa villa in Costa Azzurra all’interno della quale si consumano i drammi di una famiglia borghese. Valeria Bruni Tedeschi, che compare anche come attrice, dirige una scialba tragi-commedia in cui i personaggi passano le loro giornate arrovellandosi su problemi esistenziali resi futili sia da una narrazione sconnessa e noiosa sia dalle interpretazioni dei protagonisti, fra cui Valeria Golino e Riccardo Scamarcio. Les estivants vuole inoltre essere un film autobiografico, per cui la regista decide di aggiungere una sottotraccia metalinguistica in cui lei stessa, nella storia, è intenta a realizzare un’opera sulla sua famiglia. Insomma, “i villeggianti” di Valeria Bruni Tedeschi non convincono, sono personaggi irritanti tenuti dentro una sceneggiatura sfilacciata, una regia insipida e momenti di gag comiche che non riescono mai a strappare nemmeno un sorriso.
Giulia Bona
The Nightingale – Jennifer Kent (Concorso principale)
Dopo il successo dell’horror The Babadook, la regista australiana Jennifer Kent torna dietro la macchina da presa firmando il lungometraggio The Nightingale, in concorso nella sezione ufficiale di Venezia 75. Ambientato nella Tasmania degli anni Venti dell’Ottocento, in piena colonizzazione britannica, il film intende mostrare le conseguenze che la violenza può avere sulla natura umana, scegliendo una prospettiva femminile: quella di Clare, una giovane donna irlandese.
La regista mette in scena una violenza continua, cruda ed estrema: da una parte quella compiuta verso una donna abusata e ferita, in cerca di vendetta dopo il brutale omicidio della propria famiglia; dall’altra la violenza cui sono condannati gli aborigeni, sfruttati, schiavizzati e uccisi dall’esercito inglese. Il film può vantare un’indiscussa potenza visiva, eppure dopo una parte iniziale convincente e d’impatto, capace in più punti di scuotere lo spettatore, The Nightingale si concede troppo tempo per condurre avanti il racconto, rischiando di risultare lento a giungere ad una risoluzione finale.
Mariangela Carbone