C’era una volta l’Emilia e una Notte
Due giorni alla Corte Ospitale di Rubiera per Forever Young
In Emilia, esattamente a metà tra Modena e Reggio, c’è un piccolo comune chiamato Rubiera, non si fa in tempo a scendere dal treno che dopo pochi passi già ci si trova davanti al Teatro Herberia. Ma per chi volesse saperne di più della vita teatrale di questa cittadina, non c’è da bussare qua, dovrà incamminarsi un poco più a nord, verso l’aperta campagna. Percorso neanche un chilometro e mezzo si scorge un cancello, senza alcun muro o recinzione a sbarrare il passo; oltre, una lunga alta parete: mattoni, finestre, tegole, quasi fosse una antica fattoria. Varcata la porta però davanti agli occhi del visitatore si apre tutto un altro scenario: colonne in mattoni che corrono lungo i quattro lati del grande cortile porticato a crociera e, al centro, un prato verde d’erba. Sembra di essere capitati in un convento certosino, ma ecco che uno schiamazzo di voci viene a spezzare il silenzio claustrale, giovani attori scorrazzano da un lato all’altro, qualcuno prova la sua parte, qualcun altro si riscalda, i tecnici orientano i fari sul palco che sorge all’interno del quadrilatero. Benvenuti alla Corte Ospitale.
Eretta nel XVI secolo come luogo di sosta per i fedeli in pellegrinaggio lungo la via Emilia, nel 2000 la Corte è stata ristrutturata e trasformata in polo culturale, al momento rappresenta uno dei luoghi di residenza artistica più stimolanti di Italia. Qui sono cresciuti spettacoli recenti come la maratona di Latella Santa Estasi, il macro progetto Carissimi padri di Longhi o il teatro carcere dell’Angeli e demoni di Teatro dei Venti; qui inoltre sono state ideate e prodotte le creazioni di artisti del calibro di Danio Manfredini, Oscar De Summa, Giuliana Musso, Paolo Rossi, solo per citarne alcuni. E sempre qui questa estate ha avuto luogo la rassegna L’Emilia e una Notte.
Il 20 e 21 luglio il festival ha ospitato quattro dei dieci finalisti del concorso di produzione Forever Young (bando rivolto ad artisti giovani o emergenti con premio di produzione di 7.000 euro e distribuzione a cura della Corte Ospitale stessa – oltre 170 i progetti pervenuti), che qui hanno avuto a disposizione ben quindici giorni di residenza per sviluppare i propri progetti.
Trattandosi di primi studi o presentazione di materiali non ancora definitivi (al di là del fisiologico rodaggio di cui poi avranno bisogno), i lavori sono ancora acerbi e ci esoneriamo pertanto da giudizi di sorta.
Già suscita però particolare interesse il nuovo spettacolo di Carullo-Minasi, Delirio Bizzarro (vincitore del bando Forever Young), che allontanandosi parzialmente dal raffinato gioco metateatrale del loro pluripremiato Due passi sono ci mostra ora un teatro più fragile, esposto, sempre brillante nella costruzione eppure umanamente indifeso, aperto alle falle dello stress ossessivo compulsivo contemporaneo senza più appoggiarsi a quello scarto rassicurante – l'(auto)ironia esplicitata – tipico del teatro dell’assurdo. Si sente una lontana eco di Scimone Sframeli e il che è sicuramente un merito di maturità.
Seppur ancora a livello embrionale, merita poi di essere seguito 15:44 Le telecamere di sicurezza vedono cose bellissime, il progetto della compagnia Agostino Bontà (Francesca Antonino, Simone Evangelisti, Elena Giachetti, Elisa Pol, Valerio Sirna): compenetrazione semi-improvvisata di teatro e danza che sullo sfondo di scenari da film noir, letteratura gialla o tele caravaggesche viene continuamente infranta da brusche interruzioni – improvvise, rivelate – della messa in scena stessa: infrazioni divertenti, sì, stimolanti, ma che per fugare il rischio dell’esercizio di stile hanno ancora bisogno di essere indagate per definire meglio la vera natura della loro presenza. Forte l’ascendenza Sosta Palmizi.
Piccola nota critica. Dispiace segnalare che nessuna delle compagnie andate in scena la prima sera sia rimasta a vedere i lavori della seconda. Mancanza non certo imputabile alla Corte Ospitale, ma che se da un lato preoccupa (soprattutto da parte di realtà così giovani) dall’altro offre un ottimo spunto alla residenza emiliana per ideare nuovi percorsi di incontro di cui la Corte potrebbe diventare la casa ideale. E reale.
(Foto © Corte Ospitale | Gianmarco Vetrano )
Ascolto consigliato
Corte Ospitale, Rubiera – 20 e 21 luglio 2016