Community
Nella decostruzione del genere comedy intrapresa dagli anni Zero ad oggi da classici come Scrubs e 30 Rock, un tassello importante in questo percorso viene posato da un piccolo serial, nato con poche pretese ma che è diventato presto un prodotto anarchico e spassoso, sempre sull’orlo della cancellazione ma che perseguita strenuamente l’obiettivo dichiarato di raggiungere quota sei stagioni più un film tratto dalla serie. La differenza fondamentale con altri prodotti dai rating ballerini è che questo traguardo non viene dichiarato da un qualsivoglia responsabile di rete, ma direttamente da uno dei suoi protagonisti lungo le puntate: è facile comprendere come Community non sia una serie come tutte le altre.
Alla base dello show si trovano le caotiche vicissitudini di un gruppo di studenti del Greendale Community College, capitanati da Jeff Winger, un avvocato sospeso dall’ordine che deve tornare a studiare per riottenere la possibilità di esercitare la professione. Al suo fianco troviamo Britta, ragazza che combatte per il sociale più per sentirsi importante per qualcuno che per la causa stessa, Shirley, una donna di colore devota a Gesù che sarà spesso disturbata dai comportamenti dei suoi compagni di corso, Pierce, anziano signore omofobico e razzista che spesso diventa una specie di nemesi per il gruppo (interpretato dal grande Chevy Chase) ed Annie, dolce fanciulla che vede il mondo con gli occhi dell’innocenza.
Ho tralasciato volontariamente dalla lista Troy e Abed, forse la più grande coppia di amici dai tempi di JD e Turk, con in aggiunta centinaia di ore passate a guardare troppa televisione e cinema che sfociano in una degenerazione metatestuale che diventa spesso cifra stilistica della serie. In particolare, Abed vive in un mondo a parte, quasi come fosse consapevole di essere nel cast di uno show televisivo e i numerosi inserti surreali che vengono disseminati dagli autori lungo le puntate lo dimostrano (da ricordare, ad esempio, la parodia dei talk show mattutini Troy and Abed in the morning, posta spesso sui titoli di coda degli episodi). Oltre a loro, a movimentare (e spesso a scatenare) le loro avventure, ci pensano il preside Craig, sempre nel tentativo di rendere il Greendale College una università accettabile attraverso bizzarre idee e ridicoli travestimenti, e il Señor Chang, un’insegnante di spagnolo di nazionalità cinese che non conosce davvero limite al peggio (di se).
Fra episodi di Natale in stop-motion, mortali battaglie di paint-ball e Jeff che tenta di fare discorsi moraleggianti e rassicuratori al suo gruppo, Community ha vissuto nelle sue prime tre stagioni una frenesia creativa che lo ha portato ad essere inserito fra le comedy che contano: il quarto anno ha patito l’addio del suo creatore Dan Harmon per beghe interne alla produzione, ma il suo annunciato ritorno sulla serie promette scintille.
Davvero difficile descrivere in poche righe la quantità immensa di inside jokes, momenti brillanti ed idee fuori di testa che rendono la serie così esilarante: è forse più semplice tornare fra i banchi di scuola e conoscere da vicino la gente del Greendale.