La letteratura contro la perdita dell’umanità
i Combustibili di Amélie Nothomb secondo Teatro di Sacco
Cos’è la letteratura? Un capriccio borghese per chi se lo può permettere, un rifugio sicuro per sfuggire da una vita quotidiana monotona o davvero uno strumento per smuovere le coscienze? Forse è proprio questo l’intento di Amélie Nothomb in Combustibili–Libri da ardere, unico testo teatrale della scrittrice di culto belga ora portato in scena dalla storica compagnia perugina Teatro di Sacco al Teatro dell’Orologio (nel quale, purtroppo, si è potuta svolgere solo la prima dopo il blitz della Questura di Roma, che ha messo i sigilli alla storica cantina romana senza neanche concedere alla compagnia di recuperare i materiali di scena). Riflettere sul significato ultimo che la letteratura può imprimere alla vita.
Un significato spiritualmente elevato quanto fragile, pronto ad essere minacciato da un momento all’altro, perché ci sono frangenti in cui la realtà cancella qualsiasi possibilità d’immaginazione, in cui tutte le sovrastrutture si frantumano lasciando l’uomo nudo sotto il peso dei suoi bisogni primari che hanno più urgenza del ragionamento – si tratta della guerra. Lo sanno bene i tre protagonisti: il professore (Roberto Biselli), l’assistente (Mauro Milone) e la sua fidanzata (Letizia Bravi), segregati in casa del primo in condizioni precarie mentre all’esterno infuria un conflitto imprecisato, ritrovandosi di fronte a un dilemma etico di fondo: se bruciare i preziosi libri della biblioteca per potersi riscaldare. E allora, da quale iniziare?
In una scena in penombra, spezzata da drappi bianchi su cui saranno proiettati spezzoni filmici e cinematografici come contrappunto immaginifico della realtà, mentre i libri disseminati per lo spazio bruceranno uno a uno nella stufa, ecco che i protagonisti si ritrovano costretti a confrontarsi l’uno con l’altro in un costante dialogo a due o a tre: ora dilungandosi in disquisizioni intellettuali sullo stato della letteratura, ora facendo riemergere rivalità e gelosie, ora esplorando le dinamiche relazionali e la crisi dei rispettivi ruoli (“professore”, “fidanzata”, “intellettuale”) fino a una disgregazione progressiva della ragione che lascia scoprire gli impulsi più latenti.
Fra la bellezza eterea delle parole e la dura lotta alla sopravvivenza, fra l’idealismo e le pulsioni del corpo, fra la mortalità dell’uomo e l’immortalità della letteratura – aspetto che in Nothomb assume una connotazione più ironica, poiché i nomi degli autori sono inventati, mentre nell’adattamento di Samuele Chiovoloni ha una valenza più drammatica e attuale, trattandosi dei capolavori del canone occidentale – si dipana così una drammaturgia densa e articolata che cattura lo spettatore per la sua complessità di pensiero e ragionamento.
Eppure, se la parte concettuale è sviluppata con la dovuta attenzione nella regia limpida e lineare (forse fin troppo), sempre a firma di Chiovoloni, e nell’interpretazione efficace e tendenzialmente cauta degli attori (ad eccezione di Roberto Biselli che al contrario si espone a sfumature interpretative più incisive), ciò che sfugge è una dimensione più immediata della scrittura scenica, diremmo quasi sensoriale, come lo stile di Nothomb suggerisce, che permetta di fruire lo spettacolo non solo da un punto di vista intellettuale ma di viverlo altresì in modo più organico.
Così, se da un lato la parola è ben collaudata, dall’altro si tende a tralasciare l’importanza del corpo vivo in scena e delle sue reazioni – la sensazione del freddo come condizione interiore e assillante, lo strisciante logorio mentale di chi è tenuto in cattività per un tempo prolungato, o ancora il senso d’incombenza della fine o la tensione minacciosa dei bombardamenti sempre in agguato –; un aspetto che, a nostro avviso, se sviluppato in modo più deciso potrebbe incidere in modo più perturbante questa pregiata drammaturgia che, in fondo, è un omaggio alla letteratura e alla sua funzione formativa ineludibile, perché rappresenta l’ultimo baluardo contro la perdita di umanità.
Forse, finché si deciderà di non bruciare anche un solo libro, sarà ancora possibile definirsi esseri umani.
Teatro dell’Orologio, Roma – 16 febbraio 2017
Crediti ufficiali:
COMBUSTIBILI
Produzione Teatro Di Sacco
Interpreti Roberto Biselli, Letizia Bravi e Mauro Racanati
Scenografia Saverio De Vito
Tecnico audio-luci Umberto Giorgi
Sound Designer Nicola Fumo Frattegiani
Video Animazioni Marco Del Buono e Giacomo Della Rocca
Assistente alla Regia Mascia Esposito
Drammaturgia e Regia Samuele Chiovoloni
Segreteria organizzativa Biancamaria Cola
Foto di scena ©Teatro di Sacco