Carta Vetrata. Il tema delle Elementari – Gli Sbucciaginocchi
La scuola elementare è stata la prima vera sfida che ogni studente ha dovuto affrontare; il compagno/a di banco, la paura della maestra e i primi compiti a casa sono tre fra le mille variabili con le quali tutti si sono dovuti relazionare.
Il famoso tema delle elementari è stato, senza ombra di dubbio, il “pericolo” maggiore e il più costante per i ragazzi della scuola primaria. Ed è proprio da quest’ultima variabile che parte il collettivo de Gli Sbucciaginocchi, sei giovani fumettisti in erba che, attingendo da esperienze personali e non (sono tutti ragazzi nati tra il finire degli ’80 e l’inizio dei ’90), raccontano uno spaccato adolescenziale di quegli anni pieni di cartoni animati e giochi all’aperto.
Il risultato che ne vien fuori è Carta Vetrata – Il tema delle Elementari, un breve resoconto di sei esperienze diverse che i sei autori hanno voluto narrare ognuno a modo loro.
Con la storia d’apertura La mia Estathè del tarantino Holdenaccio il lettore riassapora le travolgenti avventure estive che, seppur in maniera e quantità diversa, tutti abbiamo vissuto almeno una volta e che continuiamo a portarci dentro.
Lo stile chiaro e poco impegnativo dell’autore riporta alla mente un tempo passato, che oggi possiamo solo ricordare.
Si muove invece su un binario diverso la storia Il mio quartiere di Giampiero Chionna; con un bianco e nero senza mezze misure, l’autore dipinge il ritratto dei sobborghi popolari di tante città italiane, dove uomini e donne legati alle piccolezze della vita lottano ogni giorno per tirare a campare.
Incentrato sul tema della droga è Così siam fatti di Bugi che, oltre ad essere un chiarissimo omaggio al cartone animato Siamo fatti così, esplora in maniera quasi lisergica il tema del proibito e lo fa in modo divertente e senza mettere in mostra falsi perbenismi.
Spretz è invece l’uccellino protagonista dell’omonima storia firmata Ronja (Rossana Magoga) e Disp (Filippo Tha). È un uccellino morto, ma al contempo vivo e dispettoso; quasi tenero all’aspetto, ma presuntuoso nelle parole; triste e felice allo stesso tempo. È un personaggio che vive la sua duplicità proprio come un adolescente degli anni ’90.
In Come la popolazione imparò a scrivere il bergamasco Stefano Togni, in arte Sert, punta più sull’immagine in sé che sulla parola. L’autore sfruttando un tratto di disegno stereoscopico riesce quasi a destabilizzare il lettore, conducendolo in un racconto dove l’illogico e i riferimenti alle anime giapponesi la fanno da padrone.
I miei migliori amici del torinese Daniele Lupo conclude il volume de Gli Sbucciaginocchi e lo fa raccontando una storia dolce e quasi toccante, piena di fantasia e ricordi di quel mondo dell’infanzia che è sempre più lontano dai nostri pensieri.
Sei storie piene di vita vissuta, dove il reale e l’astratto si trovano di fronte quasi a sancire un utopistico trattato di convivenza che, purtroppo oggi, si è quasi sciolto del tutto.