Nel cuore delle foreste del Nord America, lontano dalla società, Ben (Viggo Mortensen), un padre fuori dal comune dedica la propria vita a trasformare i suoi sei figli in adulti straordinari. Ma una tragedia si abbatte sulla sua famiglia, costringendolo a lasciare quel paradiso, faticosamente costruito, per iniziare, insieme con i suoi ragazzi, un viaggio nel mondo esterno che metterà in dubbio la sua idea di cosa significa essere un genitore, e tutto ciò che ha insegnato ai suoi figli.
Captain Fantastic un film che attraversa i generi, in grado di alternare sequenze spassose a momenti di pura commozione, anche grazie alla straordinaria interpretazione di Mortensen; si potrebbe definire una dramedy, originale e divertente. C’è di tutto in questo piccolo gioiello dall’anima potente, anche grazie a un cast selezionato con cura: dalla malinconia sparsa al confronto con la società moderna visto con gli occhi di ragazzi abituati a tutt’altro che hanno solo seguito il padre, perché non c’era alternativa; il tutto viene alleggerito con momenti e dialoghi colmi di una tale candore e semplicità che ci vuole un attimo per affezionarsi a tutta la famiglia.
La pellicola inoltre affronta senza mezzi termini l’educazione filiale e soprattutto la paternità e ci porta all’interno di equilibri familiari non senza una profonda riflessione su cosa sia davvero importante nel rapporto tra genitori e figli. Nonostante la serietà degli argomenti trattati, il film trova la propria leggerezza in un tono avventuroso e umoristico che lo trasforma, da un certo punto in poi, in un road movie bizzarro e colorato, con una fotografia e i costumi che ricordano le atmosfere e la struttura narrativa propria di quel cinema indie di qualità, come in Little Miss Sunshine. Non mancano spunti e citazioni letterarie, filantropiche e filosofiche, che contribuiscono a risvegliare il pubblico dalla latenza di un mondo devoto agli affari.
Il merito va tutto alla scrittura brillante dello sceneggiatore e regista Matt Ross, ma anche alla forte presenza attoriale di Mortensen che ha sia il carisma, sia la fermezza, sia l’intensità sufficienti per erigersi a capo di un gruppo famigliare strambo e singolare. Non si dimentichi però di citare la bravura dei sei attori che interpretano il ruolo dei figli di Ben, tutti meravigliosi nel realizzare sullo schermo le proprie reciproche piccole diversità, con interpretazioni toccanti e sincere, che donano al lungometraggio una freschezza e un carattere irresistibile.
Il canto corale sulle note di Sweet Child O’Mine dei Guns n’ Roses è una chicca formidabile, strappalacrime, di cui ce n’era davvero bisogno, per celebrare una storia estrema, ma totalmente attuale per chi affronta l’essere genitore ai giorni nostri.