I supereroi del nuovo millennio
Ai Teatri della Cupa Heroes e Capatosta
Creare una solida rete e rendere partecipi le comunità dei paesi ospitanti. Nell’articolo precedente abbiamo accennato ai cardini che sono alla base del progetto I Teatri della Cupa, quest’anno ampliatosi grazie all’inserimento del comune di Trepuzzi, che va ad aggiungersi ai già consolidati Novoli e Campi Salentina. La fertile valle salentina è composta di quindici comuni, forse sarebbe un’utopia tentare di coinvolgerli tutti, ma l’aggiunta di questo nuovo tassello conferma la disponibilità delle amministrazioni a dialogare tra loro e a essere parte attiva di un processo che sin dalla passata edizione ha saputo valorizzare il suo ricco patrimonio ambientale e culturale, e attirare l’attenzione dei suoi abitanti.
Sono le piazze e i palazzi storici, infatti, i luoghi deputati alla creazione del rito teatrale. Una scelta che ha favorito la presenza di quel “pubblico vero” del quale tanto si avverte il bisogno. La partecipazione dei bambini, soprattutto negli spettacoli circensi, è stata in crescita rispetto alla passata edizione; dato confortante che si aggiunge alla presenza di categorie che sempre più raramente ritroviamo durante uno spettacolo teatrale. Non è difficile, infatti, notare l’anziana signora “rapita” dalla messinscena in corso con al suo fianco il compagno che stenta a mantenere gli occhi aperti; giovani che, annoiati, giocherellano con lo smartphone, o ancora, spettatori che si intrattengono oltre la durata dello spettacolo per stringere la mano agli artisti. Il festival, dunque, sta riuscendo a incuriosire e a favorire quella partecipazione che sempre più di rado ritroviamo nelle stagioni teatrali, e questo anche grazie alla scelta delle location, tra cui la piazza si conferma motore trainante della rassegna.
Proprio in una piazza, Regina Margherita (Novoli), Ippolito Chiarello ha aperto le danze presentando in anteprima il suo nuovo studio Heroes, spettacolo dedicato ai miti musicali del “Club 27” nella sua collaudata formula del barbonaggio teatrale. Lo schema è semplice: Clark Kent è il DJ di Wolf Radio che conduce per strada la trasmissione Appuntamento con il destino; nel suo palinsesto ci sono diversi nomi che hanno fatto la storia della musica e dei quali, previo pagamento secondo le tariffe prestabilite, si potrà ascoltare la storia che ha contribuito a renderli immortali.
Jim Morrison, Kurt Cobain, Jimi Hendrix, Jeff Buckley, sono solo alcuni dei nomi che il DJ metterà in vendita, assicurando all’acquirente un posto privilegiato per incontrare il proprio mito. Ma queste storie, naturalmente accompagnate dai cavalli di battaglia dei musicisti di riferimento, non si propongono di descrivere la grandezza di questi nuovi supereroi (o almeno, non solo), bensì di restituire la fragilità di essere umani in carne e ossa come noi, e riportare il loro incontro, spesso casuale e accidentale, con il proprio destino. Un’umanizzazione del mito che ci accosta a personaggi spesso considerati inavvicinabili e ci porta a una riflessione su noi stessi e sul ruolo del nuovo supereroe, quello che non ha a disposizione poteri fuori dall’ordinario, ma dall’ordinario deve difendersi per proseguire la propria strada. Un concetto, questo, che analizzeremo meglio in seguito.
Dalla piazza ci si sposta al Palazzo Baronale, dove la compagnia CREST di Taranto ha messo in scena Capatosta. Il testo, scritto da Gaetano Colella e interpretato dallo stesso autore con Andrea Simonetti per la regia di Enrico Messina, ci porta nei reparti dello “Stab’lment”, quell’ILVA mai nominata durante lo spettacolo e che non ha certo bisogno di presentazioni. I due attori interpretano due operai – un veterano il primo, una matricola il secondo – che attraversano l’edificio, e in particolar modo l’acciaieria 1, reparto RH, quasi fosse un girone dantesco dove al suo ingresso dovrebbe capeggiare a caratteri cubitali la scritta «Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate». Un passo a due che incrocia filosofie di vita differenti, sempre pronte ad amalgamarsi e allo stesso tempo ad allontanarsi quando il divario tra l’immobilismo generale della vecchia guardia e i desideri di rivoluzionare il sistema marcio da parte dei giovani disincantati diventa insanabile.
Uno scontro generazionale che, grazie al tono colloquiale e al continuo scambio di registri drammatici e comici, ci riporta una verità distante da quella che siamo abituati a ricevere dai vari TG e testate giornalistiche, più desiderosi di descrivere il lato politico di questo “mostro” aziendale e meno inclini a mettere in evidenza chi all’interno ci lavora, le loro storie, paure, necessità, smarrimenti. Uno spettacolo che ha il grande merito di rendere tangibile un problema molto noto ma che a volte si fatica a comprendere realmente in tutte le sue sfumature e problematiche.
Ed ecco che si torna al discorso di Heroes. Perché, fondamentalmente, non è difficile, oggi, inglobare nella categoria “supereroe” un padre di famiglia che affronta giornalmente gli spettri del suo passato e presente pur di non rinunciare al benessere conquistato, e grazie al quale i suoi figli potranno sperare in un futuro più radioso. O allo stesso modo, un giovane neolaureato che sceglie di andare contro i suoi ideali per combattere un sistema dall’interno. I due protagonisti di Capatosta sono solo alcuni degli esempi tra i quali non sembrerebbe impensabile comprendere anche gli attori e le compagnie teatrali che anno dopo anno si ritrovano ad affrontare e superare situazioni professionali sempre più vergognose in nome di una vocazione artistica.
I recenti articoli di Andrea Porcheddu e Alessandro Toppi hanno riportato in evidenza un problema che da troppo tempo attanaglia il nostro sistema teatrale; ma si continua a perseverare, imperterriti e cocciuti, e la conferma arriva dalle varie proposte presenti al festival da parte delle compagnie pugliesi. Ma di questo parleremo nei prossimi giorni.
Letture consigliate:
• La naturalezza della violenza: Psycho Killer di Ippolito Chiarello, di Nicola Delnero
• My Personal Tarànto – Isabella Mongelli, di Adriano Sgobba
• L’illusione spezzata dall’amianto: Lanzilotti torna sul caso Fibronit con Altrove, di Nicola Delnero
Ascolto consigliato:
Palazzo Baronale, Novoli (LE) – 2 settembre 2016