1965. Alessandria, Corso Cento Cannoni. Robert Redford lascia la propria famiglia in auto sotto la fabbrica Borsalino ed entra nell’edificio per comprare il cappello che da ormai un anno non riusciva a trovare negli Stati Uniti. Questo copricapo è soprannominato 8½ ed è proprio il modello che Marcello Mastroianni indossò nel capolavoro di Federico Fellini e che lo stesso regista riminese era solito portare. A un alessandrino ignaro potrebbe sembrare poco verosimile che un attore di tale fama possa aver camminato per le strade della sua città, ma in questo bel documentario sono le sue parole a raccontare l’aneddoto.
Enrica Viola, autrice e produttrice torinese, narra le vicende storiche del cappellificio alessandrino, partendo dalle sue origini nel 1857 e dal suo iniziatore: Giuseppe Borsalino, il quale da Pecetto di Valenza si mosse nella vicina Alessandria, da lì partì per un soggiorno a Parigi dove acquisì grande maestria nell’arte del cappello, per poi tornare in città e fondare questa grande azienda, destinata a divenire simbolo di una città di provincia e non solo.
Il documentario sottolinea quanto la Borsalino sia stata importante per Alessandria alternando immagini di repertorio degne dei primi film dei fratelli Lumière, interviste a storici e testimonianze operaie alle quali danno voce attori alessandrini. Le sirene della fabbrica, nel dopoguerra, sostituirono gli avvisi dei bombardamenti e scandirono la vita quotidiana della città; le donne più belle lavoravano lì ed erano chiamate le borsaline e divenne un rito per gli uomini alle 18.00 recarsi all’uscita della fabbrica per ammirarle.
La narrazione è pregna di cinema e non solo per i filmati di repertorio simili a L’uscita dalle officine Lumière del 1895. Si ripercorrono brevemente alcune delle tappe più significative della storia della settima arte, dai gangster movie classici come Scarface e Piccolo Cesare, passando per i noir interpretati da Humphrey Bogart e Jean Gabin e per uno dei manifesti della Nouvelle Vague, Fino all’ultimo respiro, fino ad arrivare a Borsalino, film del 1970 interpretato da Alain Delon e Jean-Paul Belmondo.
Il cinema contribuisce a rendere il cappello Borsalino tra i più conosciuti e pregiati al mondo, ma il rapporto è anche inverso: questi copricapi entrano nello schermo, divengono essi stessi parte dell’inquadratura, modellandola, si fanno naturale continuazione del corpo dell’attore, contribuendo a fissare in maniera indelebile nel tempo figure perfettamente riconoscibili semplicemente dalla sagoma.
La sezione Festa Mobile del Torino Film Festival continua a dimostrarsi una delle più interessanti ed è piacevole che ne faccia parte anche un pezzo di storia alessandrina.