Border – Creature di confine
Un film fantasy-horror-noir che declina il concetto di confine e racconta la convivenza tra esseri umani e creature del folklore scandinavo.
Confine: tra me e l’altro, tra reale e fantastico, tra umano e soprannaturale, tra uomo e donna. A partire dal titolo, Border, il secondo lungometraggio dell’iraniano-svedese Ali Abbasi – che condivide con i suoi personaggi una doppia anima – è una storia di confini in cui convivono diversi elementi (presi dal noir, dal fantasy, dall’horror), un racconto di scoperta di sé, del mondo, del diverso. Border – Creature di confine è tratto dal racconto Gräns dello scrittore svedese John Ajvide Lindqvist, che qui firma la sceneggiatura insieme al regista e a Isabella Eklöf. Il film mette in scena la vita di Tina (Eva Melander), una donna dall’aspetto particolare che lavora alla dogana e possiede un olfatto così spiccato da riuscire a sentire l’odore delle emozioni. Al suo naso vigile non sfugge nulla fino a quando non si imbatte in Vore (Eero Milonoff) un bizzarro individuo da cui Tina si sente inspiegabilmente attratta. I due sono simili eppure distanti, quasi opposti, hanno in comune una stessa natura, ma non per questo sono destinati a compiere le medesime scelte.
Ali Abbasi si immerge nel cupo universo popolato da mostri dello scrittore Lindqvist che con il romanzo d’esordio Lasciami entrare (trasposto due volte al cinema) e la raccolta di racconti Il porto degli spiriti (in cui è presente Border) riempie le pagine dei suoi libri di vampiri e troll che vivono insieme agli esseri umani, instaurando con loro rapporti differenti. Anche nel passaggio dalla carta allo schermo, il punto nodale di queste storie è la convivenza e l’incontro/scontro tra diversi, dove il fantastico è uno strumento per parlare di temi come la costruzione della propria identità, l’accettazione, i dilemmi etici fra bene e male. La porta di accesso al mondo grottesco di Ali Abbasi è il percorso di formazione della protagonista – interpretata con viscerale intensità da una Eva Melander imbruttita – che si sviluppa attraverso un duplice mistero e la verità che Tina scopre su se stessa è strettamente connessa al sub-plot di un’indagine. Un doppio binario che si muove parallelo e infine converge, che riempie la storia di moltissimi elementi, a tratti troppi per un film che si presenta già in partenza così originale e sopra le righe.
È una questione di confini, anzi, sconfinamenti – da un genere a un altro, in tutti i sensi. Passaggi di genre con una mescolanza di fantastico, horror, detective-story, ma anche di gender dal maschile al femminile e viceversa o dall’umano al mostruoso. Il tema centrale, quel border del titolo, viene declinato a più livelli e diventa visibile attraverso l’eccellente lavoro di trucchi ed effetti speciali (nomination agli Oscar per Miglior Makeup and Hairstyling) che deforma i volti e i corpi dei due protagonisti, portati verso una recitazione liminale che a volte eccede e diventa bestiale, sfrenata, liberatoria come una corsa in mezzo alla foresta. Premiato a Cannes nella sezione Un certain regard come Miglior film, Border di Ali Abbasi va oltre ciò che ci si può aspettare da una fiaba dark o da un fantasy-horror, supera le classificazioni e le etichette, si distingue per la sua natura eccentrica, variegata, per il suo essere un curioso oggetto di confine.